Nel febbraio 2015, Paul Thomas Anderson ha seguito Jonny Greenwood (chitarrista dei Radiohead e autore delle musiche dei suoi ultimi film) in un viaggio nel Rajasthan, per filmare la registrazione di un album in collaborazione fra lo stesso Greenwood, il musicista israeliano Shye Ben Tzur e l’ensemble The Rajasthan Express.

Da quell’esperienza è nato Junun, piccolo film di nemmeno un’ora presentato al New York Film Festival 2015. Girato nel Forte di Mehrangarh, dove musicisti di nazionalità differenti si incontrano e confrontano, il film è un’opera collettiva, che Anderson nemmeno firma, ma che illumina con il suo stupore e la sua ammirazione. Per una volta al servizio di Greenwood, Anderson si fa testimone di un’esperienza magica: muove la camera con delicatezza, coglie con i primi piani espressioni e sfumature, si fa ammaliare dalla bravura dei musicisti.
E quando non resiste al richiamo del paesaggio indiano, fa volare un drone sui tetti di Mehrangarh, dimenticando per una volta il rigore del suo cinema e abbandonandosi al piacere di filmare un momento irripetibile e la bellezza di un mondo che nasce nelle stanze di un palazzo antico.
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