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ANCORA A PROPOSITO DI “THAT BOY”
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ANCORA A PROPOSITO DI “THAT BOY”

Lungi da me ogni volontà di polemica o di contrapposizione (premessa indispensabile in questo caso) ma sono andato a rileggermi la “famigerata” pagina chiamata in giudizio nella quale Bocchi “osava” recensire il dvd relativo al titolo a margine, e francamente mi sembra che lo stesso autore, in maniera garbatamente ironica (e certamente un poco provocatoria) avesse già preso “adeguate” distanze dal prodotto, facendo puntualizzazioni non “agiografiche” e criticamente pertinenti chiaramente avvertibili nel tono assolutamente non celebrativo del giudizio espresso (puntuale e interessante, dico io, quando mette in evidenza lo stravagante delirio narcisistico del suo realizzatore “tuttofare” e ricostruisce il "clima" delle pellicole prono del settore gay di quel periodo, "sviluppate sul tema dell'illusione e del desiderio"). Basterebbe per altro analizzare attentamente e senza preconcetti ideologici la “anomala” introduzione per “ridimensionare” il caso e riportarlo nella giusta dimensione divertitamene dissacratoria che intendeva avere (una semplice pausa volutamente trasgressiva per interrompere la monotonia di un’estate ondivaga e povera di “stimoli”). Bocchi scriveva infatti: “E’ AGOSTO, FA CALDO, SPOGLIAMOCI COSI’ SENZA PUDOR. DA QUANDO ESISTE QUESTA RUBRICA NON L’ABBIAMO MAI FATTO: NON ABBIAMO MAI RECENSITO UN PORNO. FACCIAMOLO ORA, ANCHE SE A DIRE IL VERO, L’HARD PRESENTE IN “THAT BOY” NON E’ MOLTO DISTANTE DA QUANTO SI VEDE OGGIGIORNO NEI FILM D’ESSAI. PIU’ COSPICUO QUESTO SI’.” (chi ha avuto modo di “imbattersi” volutamente o per caso in questo film, ha elementi sufficienti per confermare che il critico evidenzia una incontrovertibile, “sacrosanta verità” per altro facilmente verificabile). Fatto questo necessario preambolo, io vorrei semplicemente aggiungere a “titolo personale”, che tutto è sempre e comunque “relativo" e in evoluzione (addirittura "personale" direi): anche l’idea di ciò che è cinema e ciò che non ha diritto di fregiarsi di questo nome (vedi in proposito anche le riflessioni – orientate in tutt’altra direzione, ma che trattano ovviamente lo stesso problema ovviamente in altro ambito e prospettiva – di Paolo Mereghetti sull’ultimo numero di Ciak). Qualche anno fa esisteva persino uno scontro “ideologico” fra chi sosteneva la forma sopra ogni altra cosa e chi invece riconosceva il diritto di cittadinanza al concetto di “cinema” (o forse sarebbe meglio dire di “arte cinematografica”) solo in presenza si una “sostanza” pregnante di contenuti ideologici (tanto da ritener doveroso “celebrare” come un piccolo capolavoro – mi riferisco ad Aristarco e ai suoi scritti , non solo su Cinema Nuovo, ma anche e principalmente con i saggi “Storia delle teoriche del cinema” e “Il dissolvimento della ragione” – un “insignificante” film di limitata importanza formale, ma con “forti” temi sociali”, come “I dannati della terra” di Valentino Orsini. Altri tempi e altri contesti mi si dirà… o forse qualcuno potrebbe obiettare che non si possono fare paragoni gridando nuovamente allo scandalo per il temerario accostamento di riferimento… ma io credo invece – ne sono fermamente convinto - che tutto quello che viene “fissato” sulla pellicola sia a diverso titolo e diritto, da considerare “cinema”, un cinema da amare, da odiare o da rifiutare, a seconda dei casi e delle circostanze, ma comunque legittimo.. e i generi e le “classificazioni” rappresentano allora un ottimo filtro per “prendere” o lasciare. Ma nessuno è il portatore del verbo assoluto, ciascuno rappresenta semplicemente la sua realtà personale (ed è sempre e solo uno sguardo circoscritto né indiscusso né indiscutibile, persino non verificabile in mancanza di un confronto dialettico, aperto esenza pregiudizi precostituiti.. e sulle divergenze si può sempre discutere). Il porno è un genere, probabilmente non particolarmente "affascinante" o creativo, sicuramente "ingombrante" e anche di scarsissimo (spesso – ma non sempre - le eccezioni ci sono, eccome!!! E alcune decisamente "prelibate") valore, una “grezza” raffazzonatura di pornosituazioni nemmeno eleganti, nella velocità trasandata di una realizzazione finalizzata unicamente al “risultato” economico, ma rimane un segmento assolutamente non secondario dell’asfittico panorama che una volta si chiamava il mondo della celluloide. Sia ben chiaro, io non sono un “cultore appassionato” di questo genere, ma non l’ho mai escluso aprioristicamente dal mio orizzonte (e qualcosa anche di decente mi è capitato di vederlo come ripeto, soprattutto in passato): sono (per me) altri i generi che mi rimane difficile considerarli “cinema” (per esempio tutte le derivazioni computerizzate dai videogiochi) ma è un giudizio soggettivo e come tale assolutamente opinabile: magari “le sfuggo come la peste”, ma mi guarderei bene dal negare a loro il legittimo diritto di cittadinanza e di “citazione critica”. Per concludere vorrei quindi riaffermare la liceità assoluta di “questa particolare “divagazione" Bocchiana che è perfettamente in linea (o almeno così mi sembra) con il suo modo di pensare e di “rapportarsi” con il cinema (per lo meno per quanto mi è parso di capire non solo attraverso l’analisi delle sue recensioni, ma anche e soprattutto dalla presentazione che ha fatto a Firenze – e dal dibattito che è seguito al quale ho assistito e partecipato – di una sua recente (e per me interessante e stimolante) “fatica letteraria” pubblicata da Lindau. Mi permetto di sottolineare inoltre che mi sembra che esistano concezioni davvero singolari relative al modo di intendere il concetto di “libertà”: strenui ed accaniti sostenitori della difesa del nostro diritto a esprimersi e a non essere “censurati” qualunque cosa si esponga, siamo molto più “guardinghi” e decisamente meno “possibilisti” quando si tratta di “accettare" (e rispettare) quella degli altri, soprattutto quando vengono espressi pareri o posizioni che ci disturbano o che abbiamo difficoltà ad “ammettere” come possibili, tanto lontane risultano essere dalla nostra "concezione" di vita. Citare a questo punto Voltaire per l’ennesima volta, sarebbe ovviamente superfluo e scontato… preferisco per concludere ricordare la splendida (e lunghissima) poesia di Paul Eluard come… elemento di riflessione e di speranza: “SUI QUADERNI DI SCOLARO / SUI MIE BANCHI E GLI ALBERI / SULLA SABBIA E SULLA NEVE / SCRIVO IL TUO NOME / SU OGNI PAGINA CHE HO LETTO / SU OGNI PAGINA CHE E’ BIANCA / SASSO SANGUE CARTA O CENERE / SCRIVO IL TUO NOME / SULLE IMMAGINI DORATE / SULLE ARMI DEI GUERRIERI / SULLA CORONA DEI RE / SCRIVO IL TUO NOME / SULLA GIUNGLA ED IL DESERTO / SI NIDI E SULLE GINESTRE / SULLA ECO DELL’INFANZIA / SCRIVO IL TUO NOME / SUI MIRACOLI NOTTURNI / SUL PAN BIANCO DEI MIEI GIORNI / E LE STAGIONI FIDANZATE / SCRIVO IL TUO NOME / SU TUTTI I MIEI LEMBI D’AZZURRIO / SULLO STAGNO SOLE SFATTO / E SUL LAGO LUNA VIVA / SCRIVO IL TUO NOME / SULLE PIANE E L’ORIZZONTE / SULLE ALI DELGLI UCCELLI / E IL MULINO DELLE OMBRE / SCRIVO IL TUO NOME / SU OGNI ALITO D’AURORA / SULLE ONDE E SULLE BARCHE / SULLA MONTAGNA DEMENTE / SCRIVO IL TUO NOME / SULLA SCHIUMA DELLE NUVOLE / SUI SUDORI D’URAGANO / SULLA PIOGGIA SPESSA E MORTA / SCRIVO IL TUO NOME / SULLE FORME SCINTILLANTI / LE CAMPANE DEI COLORI / SULLA VERITA’ FISICA / SCRIVO IL TUO NOME / SUI SENTIERI RISVEGLIATI / SULLE STRADE DISPIEGATE / SULLE PIAZZE CHE DILAGANO / SCRIVO IL TUO NOME / SOPRA IL LUME CHE S’ACCENDE / SOPRA IL LUME CHE SI SPEGNE / SULLE MIE CASE RACCOLTE / SCRIVO IL TUO NOME / SOPRA IL FRUTTO SCHIUSO IN DUE / DELLO SPECCHIO E DELLA STANZA / SUL MIO LETTO GUSCIO VUOTO / SCRIVO IL TUO NOME / SUL MIO CANE GHIOTTO E TENERO / SULLE SUE ORECCHIE DRITTE / SULLA SUA ZAMPA MALDESTRA / SCRIVO IL TUO NOME / SUL DECOLLO DELLA SOLGIA / SUGLI OGGETTI FAMILIARI / SULLA SANTA ONDA DELFUOCO / SCRIVO IL TUO NOME / SU OGNI CARNE CONSENTITA / SULLA FRONTE DEI MIEI AMICI / SU OGNI MANO CHE SI TENDE / SCRIVO IL TUO NOME / SOPRA I VETRI DI STUPORE / SULLE LABBRA ATTENTE / TANTO PIU’ SUL TUO SILENZIO / SCRIVO IL TUO NOME / SOPRA I MIEI RIFUGI INFRANTI / SOPRA I MIEI FARI COROLLATI / SULLE MURA DEL MIO TEDIO / SCRIVO IL TUO NOME / SULL’ASSENZA CHE NON CHIEDE / SULLA NUDA SOLITUDINE / SUI GRADINI DELLA MORTE / SCRIVO IL TUO NOME / SUL VIGORE RITORNATO / SUL PERICOLO SVANITO / SULL’IMMEMORE SPERANZA / SCRIVO IL TUO NOME / E IN VIRTU’ DI UNA PAROLA / RICOMINCIO LA MIA VITA / SONO NATO PER CONOSCERTI / PER CHIAMARTI: / LIBERTA’.

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