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Ad alto rischio

Regia di Stewart Raffill vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Ad alto rischio

di FABIO1971
2 stelle

Quattro pseudo-gringos "preoccupati dall'inflazione" si improvvisano guerriglieri mercenari per arrotondare lo stipendio: paracadutati in Colombia, con cagnolino al seguito, arrivano nella villa di un potente e spietato narcotrafficante, il boss Serrano. Penetrano nella sua paradisiaca villa (con tanto di arena con toro infuriato) grazie al loro barboncino, che intenerisce i famelici cagnoni da guardia che la presidiano (!) e dalla cassaforte del boss prelevano cinque milioni di dollari, scatenando un pandemonio. Scritto e diretto dal mediocre Stewart Raffill, Ad alto rischio è un thriller insulso ed inutile, inguardabile e spesso ridicolo nella sciatteria con cui la sceneggiatura appiattisce dialoghi e situazioni, tra inseguimenti nella giungla, sparatorie forsennate e deprimenti cadute nella farsa: la regia è scolastica, irrisolta anche nei toni sopra le righe del controcanto cialtronesco con cui vorrebbe alleggerire gli spasimi dell'azione, il ritmo della narrazione fiacco e mai coinvolgente, con battute che dovrebbero stemperare la tensione nell'ironia ed invece raggelano il sangue nelle vene (dialogo tra due guerrilleros: "Arrendiamoci!", "Non gliela dò vinta, mi hanno anche ammazzato il cavallo", "Che ti importa, non era neanche il tuo"...). Aspirerebbe all'aurea mediocritas di un onesto B-movie ma è soltanto serie Z (e soldi buttati): ancor più sconfortante, poi, è vedervi coinvolti attori del calibro di Anthony Quinn, James Coburn, Ernest Borgnine (quest'ultimo, fortunatamente, soltanto per poche sequenze iniziali), oltre a un James Brolin inquietantemente somigliante a Christian Bale (o viceversa...) e all'inqualificabile spessore drammaturgico del personaggio che lo script assegna alla radiosa e bionica Lindsay Wagner. Non si salva nulla, neanche le iniezioni di adrenalina che ogni tanto provano a scuotere la vicenda dal torpore, sempre disattese dalla triviale dozzinalità di una messinscena approssimativa e senza sussulti, con il montaggio che si perde in moviola anche la continuity dei campi-controcampi (tipo il cattivo, a sinistra dell'inquadratura, che spara verso destra, stacco sul buono, anche lui a sinistra dell'inquadratura, che spara al cattivo sempre verso destra, stacco sul cattivo che muore). Il rischio, altissimo, è di non sopravvivere alla visione...

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