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Vivere in pace

Regia di Luigi Zampa vedi scheda film

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La recensione su Vivere in pace

di Baliverna
6 stelle

In un paesello fuori mano e fuori guerra, due soldati americani seminano lo scompiglio, quando ancora erano infiltrati e clandestini.

E' una pellicola che ha diversi pregi, ma che soffre inevitabilmente di una certa frammentazione interna per colpa delle troppe mani che la scrissero. Gli sceneggiatori multipli funzionano solo raramente, solo quando non sono eterogenei come questi, e quando riescono quasi a fondersi in un'unica personalità.

Il film comincia quasi come “Paisà”, per poi virare verso la quasi commedia neorealista. Secondo me questa è farina della grande Suso Cecchi d'Amico, che come sempre riesce a descrivere situazioni di vita quotidiana e popolare, usando l'ironia e l'umorismo in modo calibrato e intelligente. Infatti, i dialoghi tra il protagonista e l'ispettore politico sono uno spasso, anche grazie agli attori. Addirittura ho riso di gusto durante la scena della famiglia che, per nascondere il clandestino ubriaco in dispensa, si mette a fare baldoria nientemeno che con l'odioso (ma mica poi tanto, in fondo) tedesco di stanza nel villaggio. Le scenette con il prete del paese, invece, le attribuirei all'ancora acerbo Piero Tellini, e la parte finale allo stesso Aldo Fabrizi – evidentemente ancora fresco di “Roma città aperta” - che pure mise mano alla penna.

La parte meglio riuscita è quella centrale, e non stupisce che Luigi Zampa avrebbe trovato al sua via proprio nella commedia. L'ultima parte, invece, è più convenzionale e teatrale.

Ma è proprio la giuntura con l'ultima parte a non funzionare: il cambiamento di registro è così brusco che mi ha lasciato frastornato e maldisposto verso il finale, che magari avrebbe funzionato se messo in coda ad un altro film. Forse fu proprio l'ambizioso e invadente, come sempre, produttore Carlo Ponti a voler strafare e a chiamare all'ammucchiata. Fatto che comunque non impedì al film di avere successo e di far salire le quotazioni di tutti coloro che ve ne presero parte.

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