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Storie del Kronen

Regia di Montxo Armendáriz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Storie del Kronen

di Isin89
6 stelle

Estate 1994. Carlos è un giovane ragazzo universitario di buona famiglia che, assieme ai suoi quattro inseparabili amici, trascorre le nottate tra sesso, droga e alcol senza alcun tipo di contegno. Carlos, a differenza degli amici, è un ragazzo molto cinico, senza regole e dedito all'eccesso. Prova piacere nel superare i limiti a lui imposti e a spingersi laddove nessuno osa fino a che una sera qualunque, nel pieno di una festa, un amico ci rimetterà la vita a causa sua.

Tratto dal romanzo cult di José Ángel Mañas, Historias del Kronen è il tragico ritratto di una realtà cinica e perduta nella quale si abbandona ogni tipo di ambizione e desiderio per fare spazio ad un sentimento spietato e brutale che tende all'autodistruzione. La storia di una generazione vuota e turbolenta che trova nell'eccessiva trasgressione l'unico traguardo da ambire. Una generazione X, frutto di un malessere sociale che impera sui protagonisti ma anche di un errato e violento approccio degli stessi, specialmente Carlos, a una vita che, se pur problematica, gli può offrire molto di più. Appaiono evidenti alcune similitudini con il nostrano Jack Frusciante è uscito dal gruppo, specialmente per alcune linee di pensiero riguardanti il rifiuto adolescenziale verso un mondo retto da ideali fasulli e canoni ideati da una società ipocrita. La differenza tra i due racconti sta però nell'approccio dei due protagonisti alla vita stessa. Carlos, a differenza dell'Alex interpretato da Stefano Accorsi, è un ragazzo che spreca il suo talento in un'inutile e pericolosa inettitudine giornaliera, convinto che la sua esistenza acquisti un senso solo se spinta oltre le regole a lui imposte. Il Jack Frusciante spagnolo, più estremo e trasgressivo e meno attaccato a semplici e piacevoli valori, come pedalare a cento mila all'ora su una discensa ascoltando una canzone che fa rimembrare un'amore impossibile, che contribuiscono a rendere la vita qualcosa di straordinario.

Montxto Armendáriz dirige quello che possiamo considerare un film generazionale, la storia di un'epoca, quella degli anni '90, e dei rispettivi contenuti storico-sociali. Una generazione che si avviava al cambiamento, all'entrata nei tanto attesi anni 2000. Una società ancor priva dei telefoni cellulari, fatta di chiamate con il telefono fisso di casa propria, di camicie enormi infilate in pantaloni stretti fino all'omelico e di scarpe da ginnastica che viste oggi fanno ridere. Un film straordinariamente datato che regala quel senso di piacevole malinconia nei confronti di una realtà che, per chi come me era bambino in quegli anni, appare remota e incantevole. Tuttavia Armendáriz non rende pienamente giustizia ad un film che, visti i contenuti, avrebbe potuto risultare più convincente di quello che è. Una cura maggiore nella messa in scena e una ricerca più approfondita dei contenuti sociali avrebbero decisamente giovato ad un film che, tutto sommato, è un interessante spaccato della Spagna adolescenziale di metà anni '90. Interessante invece la scelta registica di filmare amatorialmente la morte di Pedro attribuendo maggior realismo alla scena così da immedesimare ulteriormente lo spettatore sdegnato dai comportamenti dei giovani amici. Molto bravo inoltre il protagonista Juan Diego Botto, allora giovanissimo, nei panni di un personaggio sgradevole e fastidioso per il quale lo spettatore non prova nessuna empatia. Il suo Carlos è l'incarnazione di una persona altezzosa e sprezzante della quale mai si vorrebbe essere amici, tutt'altro.

Historias del Kronen è un'opera fallace ma intrigante. Un film fondamentale nel repertorio cinematografico spagnolo che contribuì inoltre a lanciare diversi attori allora giovanissimi e quasi sconosciuti. Un'imprescindibile storia di vita vera vissuta al massimo, forse sporcata da un finale poco convincente ma che afferma con chiarezza il divario sociale che separa l'afflitto Carlos dal resto del mondo tanto odiato.

 

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