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Boundless

Regia di Ferris Lin vedi scheda film

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La recensione su Boundless

di yume
8 stelle

Hong Kong è protagonista insieme al suo regista più puro,una città/cinema per eccellenza e un regista che al cinema ha dedicato tutta la sua vita,uno spazio urbano che impregna di sé le sue storie e i suoi autori, dà loro quel marchio inconfondibile e un autore che non si arrende e continua nel suo impegno.

Johnnie To

Boundless (2013): Johnnie To

 

In apertura lo skyline notturno dei grattacieli di Hong Kong e la dichiarazione d’intenti del regista:

Hong Kong, una città da sempre famosa per la sua industria cinematografica.

E’ proprio per i suoi film che sono venuto in questa città e ho fatto questo documentario.

Somigliano tutte queste megalopoli verticali e opulente del sud est asiatico, Hong Kong, Singapore, Shangai,Seul.

Mondi in fibrillazione costante, vortici in moto perpetuo, templi della finanza planetaria.

Ripresi di notte, dal basso, a livello dei loro fiumi gonfi d’acqua scura o dal mare, i battelli che s’incrociano,le luci che si specchiano nell’acqua, sembrano luna park silenziosi.

Si pensa a Tabaimo, video artista giapponese che esponeva Teleco-soupalla 54sima edizione della Biennale d’ Arte a Venezia:

//www.filmtv.it/post/7807/2-andar-per-mostre-e-trovare-il-cinematabaimo/#rfr:user-43940

 

Una facciata di case, condomìni gremiti di finestre immobili (Ozu di Soshun, per intenderci), la relazione tra interno ed esterno, tra individuo e società, annullata da un pesante effetto di straniamento”.

http://www.indie-eye.it/cinema/approfondimenti/ozu-yasujiro/inizio-di-primavera-di-ozu-yasujiro-la-recensione.html

 

Stesso skyline in chiusura, è l’alba di un giorno livido, sul mare solcato da navi scure si disegnano due ideogrammi bianchi, Boundless, senza limiti.

 

 

Johnnie To

Boundless (2013): Johnnie To

Il mondo senza limiti è quello della creatività ed è ciò che Ferris Lin ha cercato in Johnnie To e nel cinema di Hong Kong: un grande regista/produttore e un cinema di importante tradizione in crisi di identità dal 1997, anno del ritorno alla Cina.

Presentato a Udine 2014, Boundless è un atto d’amore e un doveroso omaggio per quel cinema e quell’autore e si rivolge ad un pubblico ben più ampio dei soliti addetti ai lavori.

Che si conosca o meno la filmografia di To, che si ami o meno il poliziesco hongkonghese, non si resta indifferenti di fronte a questo percorso che Lin ha organizzato con sapiente montaggio di sezioni fatte di dichiarazioni del regista, flashback e flashforward sulla sua produzione,testimonianze di operatori e attori, backstage di film in corso.

 

Hong Kong è protagonista insieme al suo regista più puro, una città/cinema per eccellenza e un regista che al cinema ha dedicato tutta la sua vita, uno spazio urbano che impregna di sé le sue storie e i suoi autori, dà loro quel marchio inconfondibile e un autore che non si arrende e continua nel suo impegno promuovendo progetti che trasmettano ai giovani le idealità e la professionalità che hanno fatto grande il suo cinema.

“Sono fortunato e grato a Dio di avermi dato questo lavoro - dice il regista - fare cinema non solo mi fa guadagnare bene ma mi dà tante possibilità di capire profondamente la gente e la società”

E capire la realtà hongkonghese non é stato facile, molto é cambiato negli ultimi diciassette anni.

La Cina é diventata una presenza preponderante, i condizionamenti economici, e quindi culturali, sono divenuti pesanti, riacquistare un'identità frantumata e costantemente a rischio é impresa condivisa ad ampio raggio, ma durissima.

Johnnie To è fra i registi più impegnati nella difesa di quel mondo senza limiti che é la creatività e della libertà che ne é la condizione fondante.

E’ il leit motiv dei suoi discorsi, il dovere di credere possibile un futuro e la necessità di rigore, impegno, sforzo costante, sempre più teso nella ricerca del massimo risultato.

E’ il programma di Fresh Wave, il suo progetto rivolto ai giovani, perché possano emergere, farsi conoscere nel segno di capacità autentiche, perché non cedano a facili lusinghe e mantengano solida l’identità forte conquistata in passato.

Quello che Lin ha documentato tallonando Johnnie To, scomponendo e ricomponendo le tessere di quel puzzle che é la vita di un uomo in un reportage documentaristico fatto di storie visibili che diventano visione di universi interiori, territori sotterranei che affiorano e si collocano nella prospettiva necessaria per gettare luce sulla persona, é lo scenario di una stagione del cinema che poggia sulla volontà di singoli maestri di non finire schiacciati dalla logica dell’opportunismo, del guadagno facile, del prodotto commenciale.

Giovane regista cinese al suo primo documentario (la sua tesi di laurea alla School of Film and Television della Hong Kong Academy for Performing Arts), Ferris Lin ha seguito Johnnie To a Shangri-la, Yunnan, sul set di Romancing in Thin Air

 

locandina

Romancing in Thin Air (2012): locandina

e poi sul set di Drug War

 

locandina

Drug War (2012): locandina

 

per registrare il lavoro quotidiano della troupe e del suo director in situazioni estreme, costretti ad un confronto aspro con uno spazio ribelle e con difficoltà di ogni genere. I momenti di rabbia e di impazienza del regista ne svelano subito la sostanza umana passionale, rigorosa, tesa in una ricerca mai appagata di perfezione.

Quella con cui sta lavorando in queste riprese live non è la sua troupe storica, fedele da sempre e come lui abituata a far fronte a tutte le difficoltà, compresa la fame degli inizi, le paghe che non c’erano, le situazioni di autentico pericolo accettate pur di girare una scena.

 

Johnnie To sta lavorando con i cinesi, ha accettato una cooperazione a cui si sente restìo, ma é in questo il suo rigore morale e la sua forza. Lo dirà alla fine della pellicola, quando parlerà del suo modo di porsi di fronte al nuovo, della necessità di cooperare con il colosso Cina perché non schiacci il nano Hong Kong, mantenendo intatta l’intransigenza nel metodo, adattandosi alle nuove tecniche, come il digitale, per non rimanere indietro, pur amando quei fasci di pellicole che pendevano intorno a lui in fase di montaggio.

Qualcosa si perde e qualcosa si acquista, la vita é questo, e questo capiamo nella grande semplicità di quest’uomo capace di creare quei 50 film memorabili di cui Lin ha selezionato sequenze, assemblandole significativamente perché parlassero di lui e della strada già percorsa.

 

Exiled (2006): Trailer Originale

 

Parla spesso To in Boundless, e tratta temi scottanti come la grande tradizione di cinema che ha vissuto lunghi anni di crisi e la volontà di non arrendersi, di fare i conti col presente senza arroccarsi in sterile difesa, di cooperare con la Cina per non subirne solo lo strapotere.

Se perdiamo la libertà creativa quando realizziamo un film in una realtà diversa non diventiamo altro che uno strumento.Credo che solo quando la nostra cultura locale si rafforzerà avremo la possibilità di rinascere.Se vogliamo solo fare coproduzioni con la Cina continentale, la cultura di Hog Kong avrà poche possibilità di rafforzarsi.

 

Come Pang Ho-cheung, Dante Lam, Fruit Chan, Derek Kwok in quest’ultima edizione del Far East di Udine, un grido di allarme sulle sorti di quel grande cinema del dopo riunificazione si fa sentire:

“Una volta il cinema di Hong Kong rappresentava l’immagine della città, conosciuta per il suo spirito di libertà e per la sua audacia” dice Tau Nai Hoi, sceneggiatore di To - Si potevano girare film memorabili a bassissimo budget (cita Lifeline, 1996), oggi non si girerebbe neppure una scena con quei soldi."

 

Un mondo che sta per sparire, i suoi artisti lo dicono rivolti ad un mondo che, forse, non sa ascoltarli.

E’ un atto d’amore dichiarato di fronte al mondo intero:

Romancing in Thin Air annuncia al mondo svergognatamente quanto sia innamorato del cinema- aggiunge Tau Nai Hoi - Immaginate un ragazzo che chiede alla sua ragazza di sposarlo apertamente, su una strada pubblica, in modo sensazionale.

Ecco, allo stesso modo il signor To dichiara il suo amore per il cinema. Non ho mai avuto questa sensazione in nessun altro film di Hong Kong.

C’è una battuta di Louis Koo nel film che lo riflette perfettamente: “ Amo il cinema .”

 

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