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Spalle nude

Regia di David Hare vedi scheda film

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La recensione su Spalle nude

di millertropico
6 stelle

David Hare nella sua attività di regista cinematografico, ha convinto davvero soltanto con l'ottimo esordio de Il mistero di Wetherby, che ci aveva fatto immaginare di trovarci di fronte a un nuovo interessante autore in grado di percorrere inedite e interessanti strade.
Se avessi dovuto scommettere su di lui dopo quel titolo, lo avrei davvero fatto di buon grado e con assoluta convinzione, perchè  le mie attese erano così elevate che avrei benissimo potuto assumermi il rischio sicuro di uscirne vincitore. 
Una ennesima conferma dunque che i proverbi hanno sempre ragione e che una rondine da sola non fa mai primavera, e che è un peccato capitale essere precipitosi nel giudizio senza prima aver ricevuto adeguate conferme... Peccato: io ci avrei rimesso la puntata fatta (poca cosa, comunque perchè non sono il tipo da giocare ingenti capitali, nemmeno quando credo di avere una assoluta certezza in tasca). E' andata però molto peggio al cinema inglese che ha visto clamorosamente naufragare le speranze di poter contare sull'apporto creativo di un nuovo talento (corroborqato anche dal premio vinto a Berlino.
Con questo Strapless (Spalle nude) che è del 1988 - sua terza prova - il regista si risolleva parzialmente dai deludentissimi risultati di Paris by Night, (suo precedente, secondo impegno), ma rimane comunque molto lontano dalle minacciose atmosfere pinteriane che aveva saputo creare con la sua opera prima, sia pure con qualche eccesso di virtuosismi tecnici e un fin troppo abusato utilizzo dei flashback. 
Hare si dimostra infatti piuttosto abile nel dipanare la matassa di una storia ancora una volta ambigua e sfaccettata, (forse un pò troppo tirata per i capelli),ma questa sua capacità di impaginatore mutuata dalla sua esperienza parallela di autore teatrale, senz''altro più fruttuosa,non è oggettivamente sufficiente a riscattare completamente l'operazione e chiuderla in attivo.
Purtroppo l'intellettualismo artificioso di certe soluzioni narrative di questa non proprio travolgente storia d''amore, non aiuta e finisce per lasciare un pò perplesso e poco soddisfatto lo spettatore.
L'edizione italiana è poi appesantita  da un disastroso doppiaggio in stile telenovella che rende ancor più artificioso non solo l'impianto, ma anche la morale del messaggio (meglio dunque se si deve proprio recuperarlo, attingere ala versione originale per chi conosce l'inglese).
Pur con le deficienze denunciate di un doppiaggio tutt'altro che esemplare, anche dall'edizione italiana risultano particolarmente apprezzabili le prove delle due interpreti femminili, Blair Brown e Bridget Fonda.Risulta. Un pò troppo imbalsamato invece, il protagonista maschile (Bruno Ganz) professionale ma non del tutto adeguato (o convinto).
.

vrei peerso clamorosamente: probabilmente il valore del film era da ricercarsi soprattutto nella coinvolgente qualità del testo teatrale dello stesso Hare  ben traslate per il grande schermo 

Sulla trama

Una matura americana sulla quarantina, stimato medico all'ospedale di Londra, ritiene di dover dare delle lezioni di vita alla scapestrata sorella venticinquenne. Sarà invece lei ad averne bisogno, visto che nonostante il suo raziocinio si lascia facilmente abbindolare. innamorandosi (devo dire con un eccesso di faciloneria che mal si confà con quel suo avere una concreta e pensante testa sulle spalle) di un affascinante e un pò ambiguo uomo incontrato in Portogallo, che decide di sposare in segreto. Dopo la delusione per questa love story dagli esiti non previsti, ma ahinoi prevedibilissimi,(lui è un immaturo romanticone capace solo di far debiti e poi fuggire) la dottoressa arriverà a capire, tra i dolori della malattia dei suoi pazienti e la gioia per la nascita di una nipotina, che quel che conta è comunque il sentimento. Bisogna quindi accettarne tutte le conseguenze (altrimenti che vita é?) anche le più sgradevoli e farsene una ragione..

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