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Love is the Perfect Crime

Regia di Arnaud Larrieu, Jean-Marie Larrieu vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Love is the Perfect Crime

di alan smithee
6 stelle

Da un invitante polar dalle suggestive ambientazioni montano-svizzere e popolato da una bionda, da una mora e da una finta bionda tutte mozzafiato o conturbanti, come possiamo non farci sedurre? Farci rapire dalla tentazione di farlo nostro, macinando come di consueto tutti i chilometri del caso? Sfidare la complessità farraginosa di una trama costruita a tavoino come si conviene quando due registi fratelli furbini decidono di mostrare solo quello che vogliono loro, rivelando poco, pochissimo, fino a trascinare la pazienza dello spettatore (che magari come me combatte anche con una versione originale senza sottotitoli da cui rischia di perdersi qualche pezzo inestimabile di frammento ed indizio risolutivo) sino ad una fine che non può che lasciarci storditi ed interdetti. Marc (il solito spiritato Mathieu Amalric, fumatore incallito qui più che mai, sia di sigarette tradizionali che di quelle elettroniche) è un professore di lettere di una architettonicamente seducente università di Losanna, tutta vetri e spazi aperti, pavimenti ondulati che riprendono un paesaggio montano che fa capolino in ogni occasione e dunque sfacciatamente nell'orizzonte aperto che si staglia al suo esterno. Tiene un seguitissimo corso di scrittura creativa che trova discepoli (o meglio discepole) molto affezionate e costanti. Marc insomma, senza mezzi termini fuorvianti e forse un po' brutalmente, è un gran puttaniere: ogni sera si porta a casa (uno splendido chalet sperduto tra i monti innevati, che il prof divide con la sorella bizzarra e gelosa interpretata dalla fantastica Karin Viard) una studentessa in calore diversa, della quale la mattina nemmeno ricorda il nome. Peccato che una di queste (dopo tanta fatica gli verrà in mente che si chiama Barbara) improvvisamente scompare nel nulla. La polizia indaga ma brancola nel buio; il rettore della scuola cerca di celare lo scandalo, e il mistero si infittisce quando nella vita dello scrittore entra con una certa determinazione e sofferta irruenza la seducente mora Anna (Maiwenn, cerbiatta selvaggia caldissima, carnale, spigolosa solo di viso), giovane matrigna della scomparsa. Che responsabilità ha Marc in tutta la vicenda? Perché di notte si ritrova spesso infreddolito in macchina davanti a casa? E' forse sonnambulo e compienatti di cui poi non si ricorda? Che rapporto (neanche tanto vagamente incestuoso) ha stabilito con la bizzarra e vistosa sorella, con la quale condivide una misteriosa tragedia familiare che li sconvolse da bambini? Perché Anna non lo molla un attimo? Perche si concede a lui con una arrendevolezza triste e sconvolta che cela tragedie private inconfessabili? Tra montagne innevate da sogno, pinete misteriose che nascondono cavità profonde dove potrebbero celarsi segreti (o cadaveri) in grado di rivelarci verita' che non ci vengono concesse, il film furbetto riesce a sedurci con un paesaggio quasi improbabile di una Svizzera che alterna con sfacciataggine il paesaggio aspro e seducente d'alta montagna da ricchi, con quello lacustre di appartamenti geometrici a contatto con l'acqua dove si consuma la tragedia risolutiva, se così si può definire. E quando alla fine la polizia circonda il lussuoso loft, quando ormai i giochi sono fatti ed Anna nuovamente in lacrime rivela il suo ruolo da sofferta traditrice, allo scrittore Marc non resteranno molte parole da comunicare per iscritto alla sorella, tra poco irrimediabilmente sola. Unicamente una frase stentata, scritta nervosamente dopo molte cancellature, risultera' degna di rimanere alla memoria, prima del rogo finale: "l'amour est un crime parfait".... Un thriller furbetto, dicevamo, calcolato per stordire e lasciare interdetti. Un film che non può lasciarci soddisfatti, ma che ci incalza, ci turba, ci violenta con la freddezza e la solitudine disperata dei suoi personaggi, tutti angosciati ed irrisolti quando il benessere e il raggiungimento delle tappe cruciali di una vita hanno portato via ad ognuno di loro lo stimolo portante per andare avanti, per dare un senso ad una vita che non lo ha più da tempo.

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