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Rapporti prefabbricati

Regia di Béla Tarr vedi scheda film

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La recensione su Rapporti prefabbricati

di alan smithee
8 stelle

scena

Rapporti prefabbricati (1981): scena

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA 

Una coppia ungherese trentacinquenne, con due figli ancora bambini a carico, si barcamena affrontando il pericolo più opprimente e minaccioso che infierisce sul loro futuro tutto sommato apparentemente spianato: la gestione devastante e distruttiva del quotidiano. Questo all'interno di una società operaia ungherese ove la smania di migliorare la propria condizione sociale, l'ambizione di anelare ai miti consumistici occidentali come l'acquisto di elettrodomestici o dell'agognata auto - vero e proprio status symbol in grado di far la differenza tra chi ce l'ha fatta e chi deve invece continuare a remare, ed utile, anzi ormai indispensabile per il divertimento del fine settimana - fanno i conti col disagio che sopporta chi, da buona madre di famiglia, deve accontentarsi di stare a casa, sistemare il nido familiare, sfamare marito e figli, impedendosi di sopportare una solitudine che la eventuale assenza del marito, in odor di carriera, potrebbe arrecarle, come contropartita solo in parte coerente ad un tenore di vita decisamente più elevato di quello attuale.

Rapporti prefabbricati (1981) | FilmTV.it

"Cosa me ne faccio dei soldi che mi mandi quando sei via, se sono qui sola a crescere i miei figli!?!" - si domanda la moglie in crisi durante uno dei più animati alterchi di coppia. Bela Tarr, qui impegnato nel suo terzo lungometraggio, il primo che può giovarsi di attori professionisti, premiato nel 1982 al Festival di Locarno con una menzione speciale, ci racconta, con l'urgenza del dramma in corso, le sfaccettature di una crisi famigliare che si rivela già dall'incipit straziante e furente come insanabile. Un dissidio che, in larga scala, corrisponde alla crisi di una nazione affascinata dagli accattivanti miti consumistici e capitalistici di un Occidente di cui comincia a sentirsi con un ormai imprescindibile e contagioso profumo inebriante, in grado di creare aspettativa certo, di far nascere progetti e congetture, ma anche di creare dissidi, amarezza, sconforto e disagi familiari che si rivelano, come in questo caso in un incipit ed un epilogo convergenti, di fatto irreparabili, o risolvibili solo con la fuga e la distruzione di una comunità d'intenti ormai devastata ed irrimediabilmente compromessa.

scena

Rapporti prefabbricati (1981): scena

Rapporti Prefabbricati - Film (1982) - Foto Judit Pogány, Róbert ...

Incisivo ed insistente appare qui lo sforzo di regia, concentrato sullo scontro di coppia, che punta sul contrasto tra due individui entrambi destinati a separarsi, e dunque a perdere ognuno quel poco di buono che la famiglia poteva far sperare di aver creato fino a quel momento di grandi sforzi e basse, ma realistiche aspettative. Il gran regista punta sull'isteria di una donna impulsiva e poco tollerante, fragile di nervi proprio nel momento in cui ostenta atteggiamenti irrisoluti e tenaci; le fa da contraltare un marito-spugna, che assorbe in silenzio, sopporta, sdrammatizza, almeno fino a quando l'istinto finisce per condurlo verso una fuga che, per spiacevole e drammatica che si riveli, specie considerata ad inizio vicenda, diviene l'unica soluzione possibile, tanto da far maturare anche nell'animo dello spettatore inizialmente interdetto, un sentimento di condiscendenza quasi impossibile da non condividere, ribaltando i ruoli e trasformando la vittima in carnefice, pur conscio che in entrambi i casi si tratta di individui perdenti, destinati comunque a soccombere.

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