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L'ultimo terrestre

Regia di Gianni Pacinotti (Gipi) vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo terrestre

di alan smithee
8 stelle

Ieri 24 novembre e' arrivato per ben un giorno e addirittura 3 spettacoli (sic!), in prima visione per il Ponente ligure, il tanto atteso (probabilmente solo da me) L'ultimo terrestre, esordio nel lungometraggio del fumettista toscano Gipi, uscito nelle sale del resto d'Italia (magari non moltissime, certo) i primi di settembre, quando ancora il Festival di Venezia, ove questo presenziava coraggiosamente in concorso, non era ancora giunto al suo primo giro di boa. Ora certo, il ligure si sa, e' un gran lagnone, un pessimista, un disfattista, ma anche da questi piccoli, insignificanti particolari non possiamo non constatare come nel nostro paese esistano drammaticamente  almeno due Italie: quella di serie A e quella serie B. Chi vive in quest'ultima parte di paese e nutre anche un minimo interesse per qualche forma d'arte o di rappresentazione che vada anche lievemente oltre un gusto di massa si trova spiazzato, inerme, costretto a rinunciare o a migrare altrove. Detto questo, sfogato questo mesto lamento, constato che L'ultimo terrestre -, che si e' fatto attendere un paio di mesi qui da noi per raccogliere ben 6 spettatori nell'ultimo spettacolo dell 21.30 - e' una felice positiva sorpresa, alla faccia della massa di caciaroni che affollavano l'enorme sala adiacente alla nostra con l'ennesima vampirata truzza di una saga interminabile e micidiale. Lode al coraggio degli organizzatori di Venezia che hanno ripetuto l'ardita scelta dell'anno prima (con il bell'esordio di Celestini "La pecora nera") di catapultare in concorso un esordio insolito e rischioso, forse acerbo e tentennante qua e la', ma vitale, caldo di contenuti e quasi sanguigno come la rabbia che trasforma il nostro timido protagonista, Un inizio folgorante alla Coen Brothers vede il nostro ometto districarsi goffamente in un contatto amoroso a pagamento, consumatosi poco dopo tra le finte intimita' domestiche di in un accogliente mobilificio dalle luci soffuse, in cui una bizzarra entreneuse non proprio in erba fa accomodare i propri clienti, nel letto che piu' si adatta al rispettivo rango sociale, stabilendone altresi una democratica tariffa consona al proprio status. Poco prima una radio locale diffondeva la notizia di una prossima invasione aliena. Siamo nella provincia piu' profonda, divorata da inquietanti geometrie di cemento frutto di reiterati abusi e condoni edilizi, insegne pubblicitarie invadenti, discount e sale da gioco come unica occasione di ritrovo alternativa al bar e all'alcolismo. Luca e' un cameriere, del resto pure la prostituta lo ha faclmente smascherato. E' un umile disadattato, timido con le donne a causa di una madre sparita nel nulla (si fa per dire...); ma tuttavia forse e' davvero l'ultimo terrestre sopravvissuto alla brutalita' di una umanita' alla deriva. Del resto gli alieni ci sono, e fanno presto a portarsi via quel poco di buono che resta ancora fra noi umani prima di andarsene e spazzare via tutto. Luca scoprira' che non ci si puo' sempre nascondere, che per una volta bisogna ribellarsi ed agire, scappare dalla mediocrita' che ormai dilaga, dalla bruttezza che avanza, dalla volgarita' che regna sovrana incontrastata,
Gipi sa creare la giusta tensione e costruire scene e situazioni piuttosto suggestive (gli alieni che arrivano dal bosco per prelevare il cadavere dell'amico trans riverso per strada), sa scegliere un protagonista perfetto che inquieta sia da umile sconfitto sia tanto piu' da uomo che si ribella e non ci sta piu' a subire incondizionatamente inganni, anche da coloro che pensa di amare incondizionatamente, come l'insospettabile padre, che cela pure lui i suoi segreti inconfessabili. E vengano allora questi benedetti alieni, vengano e ci prendano, ma soprattutto spazzino via questa mediocrita' e prepotenza, questa superbia e questo cattivo gusto che sembrano ormai i cardini peculiari del vivere quotidiano.

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