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Upside Down

Regia di Juan Diego Solanas vedi scheda film

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La recensione su Upside Down

di alan smithee
8 stelle

Upside down inizia subito come una fantasmagorica, assurda e proprio per questo a tratti persino appassionate lezione di “fanta-astronomia”, che pone lo spettatore in grado di comprendere (o quantomeno capacitarsi), coadiuvato da grafici e schemi che ne facilitino la percezione, le affascinanti incognite geo-fisiche che stanno alla base di una storia dalla trama classica, quella di d’amore impossibile e contrastato da dettami superiori ad ogni volontà terrena.

Impossibile perché tra i due giovani amanti ci sono due mondi di distanza a dividerli, molto prossimi uno all’altro, ma ognuno governato da una propria legge di gravità che impedisce un’amalgamazione delle due popolazioni, ognuna legata al proprio pianeta come milioni di satelliti-formica ad essa dipendenti . Infatti tra il popolo benestante “di sopra” e quello accattone e disastrato “di sotto” (ma guarda un po’ che caso!!!) l’impossibilità di integrazione dipende più che altro da leggi fisiche che attraggono indivisibilmente ognuno nel suo mondo, catapultando nel rispettivo vuoto ed in caduta libera secondo le abituali regole della gravità, ogni tentativo di opporsi a tali leggi.

Adam e Eden si conoscono dall’infanzia, quando dalla rocca più alta dei rispettivi pianeti dialogavano separati da un soffio di vento e qualche metro di cielo. Presto tra di loro l’amore sboccia inesorabile e prepotente, spingendoli ad andare oltre le barriere dettate dalle rispettive gravità. Ma quando un giorno un incidente li separa e fa credere al giovane che la sua amata sia morta, ad Adam la ragazza rimarrà sempre impressa nella mente, fino al giorno in cui, per pura casualità, egli la ritrova durante la diretta di una trasmissione televisiva. Quella scoperta sarà la scintilla che farà riaccendere la passione e la linfa vitale di un amore interrotto in modo innaturale, forzoso e crudele, e che permetterà al giovane, brillante e dalle straordinarie capacità creative, di portare avanti con esito positivo una sua teoria solo apparentemente fumosa sull’adattabilità ad entrambi i pianeti formulata in seguito all’osservazione del comportamento di una specie di api, in grado di vivere in entrambi i luoghi e produttrici di un pulviscolo che mescolato assieme permette di bilanciare le opposte gravità e risolvere pure la problematiche collaterali ma di fondamentale importanza come la autocombustione che altrimenti avvolgerebbe il corpo estraneo presente nel pianeta opposto alla sua provenienza.

Tutto questo complicato marchingegno per una storia d’amore? Non sarà un po’ troppo?

Niente affatto perché la trama, inizialmente un po’ macchinosa, coinvolge appieno sino a convincere se non ad appassionare. Tra l’altro la scelta visiva certo un po’ magniloquente di affrontare con stile barocco e “antico” un argomento fantascientifico che nasconde problematiche di integrazione tutt’altro che avveniristiche, ci ricorda (con una certa nostalgia) il bellissimo indimenticato Gattaca di Andrew Niccol. Pazienza poi che il film non ne mantenga complessivamente il livello e la suggestione, assestandosi piuttosto al livello di altri prodotti di fantascienza comunque interessanti come “Chronicle” o “Franklyn”.

A rendere interessante la vicenda sin troppo furbetta sono le evidenti analogie dei due mondi contrapposti con le drammatiche divisioni che hanno in alcuni casi caratterizzato paesi e popoli della nostra storia anche recente, creando equilibri e disuguaglianze che hanno condizionato l’intero corso della civiltà moderna: impossibile non pensare a questo proposito alle due Germanie, senza contare che in un certo senso il mondo “di sotto”, povero e allo sfacelo, rappresenta il sud del nostro mondo, sempre in debito e col complesso di inferiorità nei confronti dell’altro emisfero, quello ricco, superiore, da cercare di raggiungere con viaggi della speranza dalle incognite più aperte.

Scenografie affascinanti di un mondo da sogno e del suo opposto fanno da sfondo ad una vicenda di un amore impossibile vecchia come la storia dell’uomo. Juan Diego Solanas, figlio di quel Fernando che è senz’altro il più noto ed impegnato regista Argentino vivente, sceglie una via un po’ pericolosa ed avventata per parlarci diintolleranza e disuguaglianze sociali, ma in fondo Upside down non è così distante dalle tematiche bizzarre ma di grande impegno civile del cinema meraviglioso del suo famoso impegnato genitore.

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