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I'm a Cyborg, But That's Ok

Regia di Chan-wook Park vedi scheda film

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La recensione su I'm a Cyborg, But That's Ok

di ange88
8 stelle

 

 

Cha Young-goon lavora alla catena di montaggio, finché non si convince fermamente di essere un cyborg; al suo interno non ci sono organi, ma solo batterie e circuiti. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, conosce Park Il-soon, campione in carica di ping pong e convinto di poter rubare i tratti della personalità dagli altri pazienti. Tra i due nasce un tenero sentimento, più forte della malattia.

 

locandina

I'm a Cyborg, But That's Ok (2006): locandina

 

Dopo la splendida “trilogia della vendetta” ovvero Mr.Vendetta, Old Boy, e Lady Vendetta, Park Chan-wook scrive e dirige questo “dramedy romantico” dove all’interno del "contesto istituto psichiatrico" passa ad un approccio meno classico ed incanala la follia dei pazienti in trovate creative supportate da uno script orginale.

 

Dunque non aspettatevi di vedere un film “di denuncia” e di bruciante realismo come il capolavoro “Qualcuno volò sul nido del cuccolo” o il decisamente più discreto “Ragazze Interrotte”, ma nemmeno ad un’approccio apparentemente più leggero come in “K-Pax”.

 

Park fonde e confonde realtà e fantasia dove quest’ultima è derivante dalla follia dei personaggi, dalla loro visione distorta della realtà  che è intrinseca ad una personale e particolare percezione dell’io.
Oltre alla messa in scena ciò che colpisce è proprio la caratterizzazione di questi personaggi e delle loro peculiari forme di pazzia,un pò edulcorate: c'è chi ossessionato ad entrare in un coro alpino, chi si sente legato da un elastico ed altri che trovano anche una motivazione della loro condizione, come appunto la protagonista Cha Young-goon e il principale co-protagonista Park Il-sun.
Il rapporto tra i due pian piano cresce quando Park Il-sun comincia  a comprende Cha Young-goon e pare l’unico che possa aiutarla. Comincerà a nascere un affetto sincero quanto dolce nella sua singolarità.

 

 

 

Ad affrescare tutto questo c’è Park Chan-wook che con una regia ricca d’estro gioca con la MdP, sia con movimenti a seguire dettagli e le varie carrellate sui soggetti, sia nel posizionamento e nel uso tecnico di essa: per esempio bodymount, primi piani stretti e l’uso di focali più aperte nei campi medi.


Una messa in scena dal buon comparto tecnico, come la nitida fotografia di Chung-hoon Chung che gioca benissimo con le luci, in fruizione della stralunata sceneggiatura, spinge sulla fantasia e la leggerezza ma che all’occasione riesce a coinvolgere e diventare toccante nella sensibilità del racconto.

 

 

"I’m a cyborg, but that's ok" è un film senza dubbio stravagante, forse a volte eccessivamente estroso e con qualche basso ma cionondimeno capace di uscire fuori dagli schemi nel raccontare una condizione umana e una storia d’amore, un po’ a volerci dire: che cos’è l’amore se non anche assecondare le rispettive pazzie?
Voto:7,5

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