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Amori vizi e depravazioni di Justine

Regia di Chris Boger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Amori vizi e depravazioni di Justine

di undying
1 stelle

La versione probabilmente più penosa del celebre racconto di De Sade. Forse peggiore di quella precedente, diretta da Jesus Franco. Coproduzione tra Inghilterra, Germania e Italia che di fatto cela un film inglese, al 100%.


 

Londra. Rimaste orfane, le sorelle Justine (Koo Stark) e Juliette (Lydia Lisle) finiscono in un convento. Mentre Juliette cede volentieri alle seduzioni lesbiche delle compagne, Justine rifiuta ogni tentazione: é vergine e tiene fermamente un comportamento conforme a valori di virtù e morale cattolica. Proprio per questo atteggiamento irreprensibile, ovvero dopo che Justine rifiuta le avances sessuali della madre superiora, le due sorelle vengono espulse. Finiscono in un bordello gestito da Madame Laronde (Katherina Kath), dal quale (solo) Justine in breve tempo fugge, sconvolta dai comportamenti dissoluti di clienti e prostitute. Justine chiede ospitalità al locale reverendo, venendo poi da questi aggredita. In fuga sul tetto, è involontaria causa di morte dell'assatanato religioso. Un gruppo di nomadi è poi il successivo, sventurato, infelice incontro della povera Justine.

 

 

Inguardabile coproduzione tra Inghilterra, Germania e Italia della quale difficile è capire in cosa consista la quota nostrana, dato che nessuna maestranza italiana figura essere coinvolta (nemmeno dietro le quinte, nello staff tecnico). Cruel passion (titolo originale) può tranquillamente essere considerato prodotto inglese al 100%. A cominciare dal fatto che la scialba protagonista (Koo Stark), qui alla sua unica interpretazione, ha avuto una storia d'amore con un personaggio celebre della casa imperiale (Andrew Albert Christian Edward, duca di York). E questo, tanto per dire, è il fatto più interessante che ruota attorno ad Amori vizi e depravazioni di Justine. Un film che riesce ad azzerare tutto il potenziale presente nel racconto originale e al cui confronto, il già pessimo lavoro di Franco, appare un capolavoro. La brutta sceneggiatura di Ian Cullen viene trasformata cagnescamente in immagini da Chris Boger, regista di poca dote qui al secondo e ultimo lavoro. Mentre le interpretazioni si adeguano al tono dimesso dell'insieme, tanto che senza volerlo alcuni personaggi finiscono per essere macchiette (tipo il terribile Barry McGinn, cliente godereccio del bordello, alle prese con droga e donnine infuocate). Si salvano alcune scenografie iniziali, con l'area del convento avvolta da un manto di nebbia, e finali (il lago dei cigni in cui si compie -con cattiveria- il destino si Juliette). Dato poi che il tema principale è quello (il sesso), qualcuno potrebbe giustamente chiedersi quale sia il livello di erotismo dispensato nei quasi 100 minuti di durata. Presto detto: zero spaccato. Il tutto è circoscritto a un paio di nudi castigati (di molto inferiori a tanti spot pubblicitari, anche dell'epoca), che non arrivano a turbare nemmeno l'ingenua fantasia di un dodicenne. Tutto questo per la gioia di De Sade, che probabilmente -dato il risultato finale- si rivolta nella tomba ogni volta che il pensiero va ad Amori vizi e depravazioni di Justine.

 

 

"Una virtù non è altro che un vizio che s'innalza invece di abbassarsi; e una qualità è un difetto che ha saputo rendersi utile." (De Sade)

 

F.P. 19/01/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 98'42")

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