Regia di Pasquale Scimeca vedi scheda film
Diviso abbastanza nettamente in due parti, La passione di Giosuè l’ebreo di Pasquale Scimeca racconta in chiave antica una storia di intolleranza contemporanea: la riaffermazione di valori religiosi “unici”, il rifiuto del confronto e della convivenza con l’altro. Nel 1492 la regina Isabella espelle dalla Spagna, che vuole cattolica, gli ebrei e musulmani. L’odio antigiudaico attraversa tutta l’Europa e il giovane Giosuè con la sua famiglia si rifugia a Napoli e poi in Sicilia, dove vive in un villaggio di ebrei costretti a convertirsi al cattolicesimo e dove la sua erudizione e la sua tensione mistica lo conducono all’inevitabile sacrificio. Un film austero, “pittorico”, intenso ma non particolarmente originale (lungo la scia che va da Pasolini a Benvenuti), La passione di Giosuè l’ebreo si scalda nell’ultima parte, quando Scimeca approda nella sua terra (la Sicilia) e si abbandona al rito della Casazza (in cui un giovane viene scelto per interpretare Cristo nella Passione rimessa in scena annualmente) che annebbia la ragione e rende credibile l’inganno, e arriva a una fisicità più istintiva e al flusso quasi ipnotico dell’esaltazione collettiva.
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