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Effetto notte

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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La recensione su Effetto notte

di luisasalvi
10 stelle

I cinefili vanno a nozze a parlare di cinefilia ogni volta che in un film trovano il nome di un altro film o regista o di imitazioni o "citazioni", per lo più esteriori, poiché non saprebbero riconoscere le più profonde citazioni di stili; e godono nell'esibire cultura segnalando ogni possibile citazione. Truffaut li ha abilmente soddisfatti in questo film sul film, fornendone un elenco interminabile. Mi pare che invece imponga sorridendo di far caso alle omissioni: fra tanti registi e film citati o su cui ha mostrato studi critici, credo che abbia omesso Fellini con Otto e mezzo e Wilder con Viale del tramonto, che sono fra le presenze più profonde nel film. Forse anche La ragazza con la pistola, che qualche anno prima aveva avuto solo la nomination all'Oscar che ha poi ricevuto questo, per il miglior film straniero. Naturalmente resta fermo il riferimento a Hitchcock, ma non così intenso.

Nel racconto, da notare il capovolgimento ironico delle aspettative, per cui il film viene salvato proprio dall'unica seria attrice "professionale" (Julie), se pur reduce da esaurimento, a prezzo di un grave coinvolgimento personale e sentimentale, mentre il vecchio Alexandre, preoccupato che lei lo faccia fallire, rischia di comprometterne l'esito uccidendosi per una crisi sentimentale. Anche la ragazza incinta non recherà i danni previsti, anzi ne guadagnerà dei PP e tornerà utile aiutando Julie; questa comunque finisce per essere la più solida, in una scelta né cinica né amorale, fra due alternative dettate da amore non melodrammatico; anche se il regista non può fare a meno di dare il suo consueto tono melodrammatico, ed insieme ironico, esaltato nella finzione filmica.

Il film è la storia emblematica e paradossale di un film (ma non dello stesso, come era Otto e mezzo): alla fine si rifà, come ultima scena, quella che si era già girata all'inizio, ma la si rifà in modo del tutto diverso da quello programmato e visto all'inizio; né possiamo sapere se riesce migliore, perché la vediamo girare ma non girata (né si può giudicare la bontà di una scena finale senza vedere l'intero film montato); la si è dovuta girare di nuovo perché la prima è andata distrutta per un accidente tecnico durante lo sviluppo; e si è dovuta girare con neve artificiale e in "effetto notte" (che invece era progettato per la scena dell'incidente d'auto) per mascherare il fatto che c'è una controfigura al posto del protagonista suicidatosi nel frattempo. In Otto e mezzo il film è la registrazione del tentativo del regista di fare un film che non si fa ma conclude rimandando all'inizio come storia del film stesso; qui, al contrario (esplicito) il film si fa nonostante le interferenze della vita reale dei protagonisti che lo mettono a repentaglio, e finisce con il rifacimento della scena iniziale, ma che segna il termine del lavoro.

Le citazioni sono falsanti, come si conviene; quelle vere sono lasciate a chi sa leggere. Si può anche considerare che un regista colto e ormai affermato come Truffaut (che recita se stesso), e per giunta nato come critico cinematografico, non si fa spedire libricini introduttivi su registi a lui ormai ben noti: si potrebbe semmai dedurre che i registi trattati nei libri ricevuti sono quelli che meno gli interessano. Ma attenzione alle deduzioni. Potrebbero essere quelli che la critica ha citato più spesso come suoi maestri o modelli?

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