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Roger Dodger

Regia di Dylan Kidd vedi scheda film

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La recensione su Roger Dodger

di steno79
7 stelle

Si tratta di un’opera prima dell’americano Dylan Kidd che venne premiata con il Leone d’oro del futuro alla settimana della critica della Mostra di Venezia 2002 ed è stata distribuita con un certo ritardo in Italia. Un film indipendente, che merita attenzione soprattutto per come riesce a rinnovare lo schema ormai usurato della classica “educazione sentimentale” o del “romanzo di formazione” già applicato a decine di film, non sempre con esiti felici (basti pensare, tanto per rimanere nell’ambito del cinema contemporaneo, alla greve mediocrità di un film come “Malena” di Tornatore). Qui tutto ruota intorno a Roger, un pubblicitario newyorchese quarantenne dietro il cui narcisismo si nasconde una certa immaturità affettiva, e che, nel corso di una frenetica nottata, cerca di insegnare al nipote sedicenne venuto a trovarlo le tecniche più efficaci per conquistare una donna, anche se nel finale ci riserverà una sorpresina non proprio prevedibile.
E’ una commedia di situazione più che di intreccio, con personaggi scritti bene e caratterizzati efficacemente soprattutto attraverso il continuo scambio di dialoghi che rimanda probabilmente al cinema di parola di Rohmer (esemplare a questo proposito la lunga sequenza di chiacchiere nel bar per preparare l’abbordaggio delle due ragazze). La camera a spalla del regista insegue i personaggi in maniera fluida e appropriata (anche se con qualche abuso di sfocature e primi piani un po’ bui dei personaggi) restituendoci la distanza che separa i due protagonisti e l’iniziale senso di inadeguatezza del nipote di fronte allo zio, che si trasformerà nel corso della notte in disillusione e mancanza di fiducia. La coppia di protagonisti asseconda bene le intenzioni del regista: in particolare, Campbell Scott è molto bravo nel far affiorare gradualmente attraverso la logorrea del personaggio un’impressione di solitudine e di triste egocentrismo. Fra le altre presenze del cast, oltre al giovane Jesse Eisenberg nel ruolo del timido e virginale Nick, si segnalano con piacere i camei di lusso di Isabella Rossellini, Jennifer Beals ed Elizabeth Berkley. Nel complesso, un film da vedere per la fine analisi comportamentale e le sottili annotazioni psicologiche che conferiscono il giusto rilievo ai protagonisti : in breve, i meriti sono da attribuire più alla sceneggiatura che alla regia. 7

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