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Les amants

Regia di Louis Malle vedi scheda film

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La recensione su Les amants

di sasso67
8 stelle

Raoul dice a Jeanne: «Vi amo perché siete diversa», ma è lui a dimostrarsi uguale, troppo uguale al marito di Jeanne, come si vede durante la cena, quando l'affascinante sportivo accetta le regole imposte da Henri. È invece il giovane Bernard a dimostrarsi diverso, imponendo un gioco diverso, fregandosene delle regole ed avvolgendo Jeanne con una corte insistente e indiscreta. Sarà poi da vedere se quello che vuole Jeanne (che dentro le mura domestiche sussurra all'amante «Staremo insieme tutta la vita») sia la stessa cosa che vuole Bernard, come pare di capire durante la sosta alla locanda della colazione, quando la donna si guarda ripetutamente allo specchio e probabilmente pensa alla figlia lasciata a casa.
Quello di Malle, che sottofonda la vicenda con le stupende musiche di Brahms, è indubbiamente un bel film, a metà strada tra il cinema di papà e la nouvelle vague (di un anno successivo è "I Quattrocento colpi" di Truffaut e del 1960 "Fino all'ultimo respiro" di Godard). Al cinema di papà lo riporta una certa derivazione renoiriana (viene in mente "La regola del gioco" proprio del grande Jean Renoir) e un espediente piuttosto datato come la voce fuori campo, usata con intenti didascalici. Lo stile è già quello della nouvelle vague, mentre alcuni simboli abbastanza evidenti fanno pensare a un certo Buñuel: la mosca che ronza nella stanza in cui si trova Jeanne, il pipistrello che si introduce in casa durante la cena, Bernard che libera i pesci dalle nasse piazzate da Henri.

Sulla trama

La trama in tre parole: una ricca signora borghese (Moreau), moglie di un proprietario di un giornale della Borgogna (Cuny), annoiata della vita di provincia e attratta da un campione parigino di croquet (Villalonga), incontra casualmente un giovanotto (Bory) e, travolta dalla passione, (forse) abbandona per lui la famiglia.

Su Jeanne Moreau

Jeanne Moreau si conferma con questo film attrice di grandissimo valore, probabilmente la migliore che la Francia abbia mai avuto, ma il migliore di tutti è ancora una volta il monumentale (e sempre troppo poco valorizzato) Alain Cuny.

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