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Terza liceo

Regia di Luciano Emmer vedi scheda film

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La recensione su Terza liceo

di Baliverna
7 stelle

Una terza liceo si avvicina all'esame di maturità, tra amori, gelosie, scontri con i genitori e con i professori. Il tutto condito da una bonarietà che porta a smussare tutti i conflitti (o quasi). Fresco cinema popolare.

E' un film "umile", non spettacolare e senza momenti forti, che sembra un po' misero appena iniziato, ma che ti avvolge a poco a poco finché spicca il volo, e alla fine lascia una gradevole sensazione; è una commedia popolaresca tipica di Emmer, con tanti personaggi e senza protagonisti. A questo proposito bisogna rilevare la bravura degli sceneggiatori - se non sbaglio, tra cui lo stesso Emmer - a controllare un materiale narrativo variegato e una discreta mole di personaggi, oltre che a non far sentire o quasi le anime diverse che hanno partorito la scrittura. Bisogna dire che diversi momenti di interazione tra i personaggi sono ben rappresentati, perché li colgono nella loro umanità e verità.
Tra le molte situazioni e personaggi si possono forse individuare dei nuclei tematici: i primissimi fermenti di ribellione tra gli studenti, il rapporto genitori-figli, e soprattutto gli amori, gli amoretti e le gelosie che nascono tra i giovani personaggi. In particolare il film si sofferma sull'ostilità preventiva che i genitori hanno per i primi amori di figli e figlie. Nonostante ci siano passati anche loro, l'innamoramento è qualcosa che non comprendono e che li indispettisce, come se i figli diciottenni fossero ancora bambini o come se dovessero passare ancora chissà quanti anni. Qualcuno di loro poi, vedendo la fermezza dei ragazzi, capisce e lascia fare. Qualche altro, invece, come la mamma ricchissima di una delle ragazze, sembra troppo ottusa per arrivarci. Bisogna anche rilevare che in certi casi l'ostilità è dovuta alla inferiore condizione sociale del fidanzato/a.
Qualche incertezza l'ho ravvisata nel personaggio del giovane professore di filosofia: è una figura dai contorni poco definiti e incerta tra progressismo, vicinanza ai ragazzi, severità e qualunquismo. Per il resto, forse non avrebbe guastato qualche scena più drammatica o forte.
In generale è una pellicola che si guarda volentieri e che si fa apprezzare per la sua bella semplicità e per la prolifica fantasia di chi l'ha scritta nell'escogitare tante situazioni e sottotrame. Emmer è uno di quei registi, semplici e intelligenti al tempo stesso, garbati ma non leccati, di cui oggi si sente la mancanza. PS: Non è escluso che i creatori della stracca serie anni '80 "I ragazzi della terza C" si siano ispirati a questo film - visto che la classe è proprio una terza C - senza però riuscirne a riprodurre la freschezza e la sincerità. PS2: tra gli interpreti c'è un tal Prando Visconti, se non sbaglio nipote di Luchino.

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