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Jesus

Regia di Hiroshi Okuyama vedi scheda film

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La recensione su Jesus

di alan smithee
8 stelle

CINEMA OLTRECONFINE
La religione appiccicata addosso come un dovere a cui attenersi senza possibilità di scelta.
I genitori del piccolo Yura si trasferiscono da Tokyo al paese natio dei genitori della madre, a seguito del decesso del vecchio capofamiglia. Yuri si troverà ad occupare proprio la stanza del nonno, la cui demenza senile spingeva negli ultimi periodi a forare con un dito la carta delle finestre, per dare un'occhiata al mondo fuori.
Costretto a frequentare una nuova scuola, il bambino dovrà adattarsi alla circostanza che l'unico istituto del luogo montano in cui ora risiede, è una scuola cattolica, ed al ragazzo vengono impartite le prime nozioni della nuova catechesi. Al momento di recitare le preghiere, al bimbo si materializza un Gesù in formato tascabile, pronto ad esaudire le sue richieste. Sbalordito ma anche soddisfatto della circostanza, Yura tenterà di applicare la stessa "formula" quando il suo amico del cuore rimarrà vittima di un gravissimo incidente d'auto.

"Ho pregato... ma non è servito a nulla. Gesù mi ha ingannato". Questa l'amara conclusione, quando un dogma si pretende venga acquisito con la medesima sintesi di apprendimento di un programma scolastico.
Poco più che ventenne, premiato per la regia al San Sebastian International Film Festival, Hiroshi Okuyama è una vera rivelazione. Il suo bellissimo film si muove magicamente in bilico tra il dramma causato da un paio di eventi destabilizzanti da gestire in capo ad un ragazzino, e l'ironia involontaria che si crea quando si tende ad inculcare nozioni mnemoniche e senza una adeguata formazione, in capo a menti aperte e pronte ad assorbire nozioni, come lo sono quelle dei giovani nella fase di apprendimento.
Ne emerge una figura protagonista intensa e piena di sfumature, che riunisce nel piccolo Yura, un concentrato di sensibilità ed emozioni che si affacciano dinanzi alla figura smarrita di un adolescente nella fase delicata come è quella del cambiamento radicale delle proprie abitudini e della propria sfera geografica e personale, in grado di scuoterlo come mai prima d'ora, proteso a cercare le basi per nuove amicizie e figure portanti in grado di accompagnarlo tra le incognite del sottobosco misterioso delal crescita.
E' magnifico, in particolare, l'attaccamento che si crea nel bambino nei confronti del suo compagno del cuore, che è bello, atletico, e idealmente ben più invincibile e inattaccabile di quanto la cruda e violenta realtà possa effettivamente dimostrare. 

Il film si concentra sulla plagiabilità di menti che inevitabilmente si predispondono ad assorbire concetti e nozioni, ma che non per questo si adagiano necessariamente o tanto facilmente ad una indefessa obbedienza che escluda un ragionamento, e li spinga invece a mettere in dubbio dogmi o verità indiscusse che la dottrina pone ciecamente e pedissequamente alla base del proprio atto di fede.  
Ed accostare tematiche disparate, ma ognuna di primaria rilevanza, come la religione, la vita e la morte, adottando uno stile che non rinuncia ad un umorismo sottile che peraltro non annulla la drammaticità di fondo o la finezza di certi ritratti comportamentali come quello dedicato allo splendido piccolo protagonista, costituisce un azzardo, ma anche il punto di forza di questa felice sorpresa natalizia apparsa un po' in sordina in qualche cinema di Francia in questi giorni.
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