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Il bacio della morte

Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film

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La recensione su Il bacio della morte

di alan smithee
4 stelle
Jimmy Kilmartin (David Caruso)  non ha ancora messo piede fuori dal carcere, che già lo sballato cugino Ronnie (Michael Rapaport) gli propone un affare (illegale più che mai) che potrebbe arricchirlo a rischi minimi, e che ha come bottino il furto di auto di lusso.
La polizia invece li becca subito e, nel riacciuffare il nostro uomo, gli propone di diventare informatore privilegiato degli sbirri, svelando i nomi dei coinvolti, tranne quello del sempliciotto Ronnie. Ma il folle boss del quartiere, Little Junior Brown (un folle Nicolas Cage del tutto sopra le righe e spesso fuori controllo) interpreta questo ultimo particolare, come segno evidente delle responsabilità del buon Ronnie, che verrà per questo torturato ed ucciso senza pietà. Jimmy, libero dopo aver collaborato con le autorità, decide di vendicarsi e, sopraffatto da forze impari, riuscirà a cavarsela grazie all'intervento tempestivo e lungimirante del buon agente Calvin Hart (Samuel L. Jackson).
Nei primi anni '90 il rosso David Caruso (già protagonista dell'ottimo Jade di Friedkin) pareva destinato verso un olimpo di divismo degno di un nuovo De Niro. Poi invece le cose andarono diversamente e dopo aver traghettato verso le fiction televisive, ha poi fatto velocemente perdere le tracce di sé.
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Lo circonda un cast notevole (oltre ai citati, pure Helen Hunt, Ving Rhames, Stanley Tucci e tanti altri ancora), attorno al quale pesa l'ombra ed il peccato tutt'altro che veniale di risultare il film niente meno che il tardivo remake scomodo ed imbarazzante di un omonimo capostipite del noir firmato nel lontanissimo '47 da Henry Hathaway.
Barbet Schroeder dirige con professionalità, ma senza carattere né particolari slanci o motivazioni personali, un thriller patinato, realizzato su mera commissione, che faceva presagire ben altri risultati artistici, rivelandosi a tutti gli effetti un po' fumoso, affastellato di personaggi spesso lasciati a se stessi, quindi inevitabilmente un po' fuori luogo ed ostaggio di una sceneggiatura che non convince mai del tutto, specie se si considera l'illustre, indimenticato originale.
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