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Fiore di cactus

Regia di Gene Saks vedi scheda film

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La recensione su Fiore di cactus

di luisasalvi
8 stelle

Nel 1915 la Corte Suprema degli USA aveva sentenziato che un film non può avere la stessa libertà della stampa e che il governo può censurarlo. Le società produttrici nel 1934 adottarono un rigido codice di autocensura, il “codice Hays”, che vieta critiche a valori morali, religiosi e legali.

Verso la fine degli anni ’40 arrivarono importanti film stranieri, in particolare italiani, di De Sica e di Rossellini, che non rispettavano tale codice e provocarono vasti dibattiti, finché nel 1952 la Corte Suprema riconobbe che i film costituiscono un utile mezzo per la comunicazione delle idee. Ma il pubblico e le autorità conservarono a lungo simpatia per l’impostazione morale dei film e del comportamento dei grandi attori.

La Bergman, che aveva da poco ricevuto un oscar, si propose a Rossellini come attrice, e ben presto i due, già diversamente sposati, convissero, provocando un grande scandalo in USA.

Nel 1956 la relazione e la collaborazione fra i due terminò, la Bergman venne scritturata da una società americana per un nuovo film, Anastasia, per il quale vinse di nuovo un oscar, ma il film fu realizzato in Europa (Inghilterra, Parigi e Copenhagen) e l’oscar venne ritirato da Cary Grant, perché, nonostante il successo, molti non le avevano ancora perdonato lo scandalo romano e lei non tornò in USA.

Il soggetto di Indiscreto, in sé piuttosto banalotto, finge di rispettare il codice (di fatto lui non è sposato) ma rifiutandolo in nome della sincerità (altro indiscutibile valore umano). I continui cenni al pericolo dello scandalo sono un chiaro riferimento al passato dell’attrice e possono rendere il film interessante a chi si è appassionato alle sue vicende sentimentali, ma non lo rendono bello. Le giustificazioni di lui che si è presentato come sposato per evitare il matrimonio, ripetute in vari modi e diverse occasioni, potevano divertire per i riferimenti al codice ma sono proprio noiose.

Il codice venne abolito nel 1968, ma già nel 1958 pochi registi lo rispettavano, e lo si poteva deridere, magari fingendo di esaltarne i valori. Ben diversa la situazione nel 1969, quando il codice era abolito: Fiore di cactus ne esaltò le trasgressioni. La Bergman si divertì a spaziare, da una iniziale immagine aderente al codice, ad altre sempre più scandalose ed esagerate, in cui lei, come un cactus spinoso, finalmente liberata fiorisce e affascina.

Questa volta il ruolo di Bergman è opposto a quello che aveva in Indiscreto, dove amava un uomo che le si è presentato come già sposato per non rischiare di doverla sposare; anche qui ama un uomo che che si dice sposato per non sposarsi, ma lui è amante di una ragazzina e lei deve fingere di esserne la moglie, prima fedele e rigida come imporrebbe il codice Hays, attenta a tutte le necessità pratiche del dentista di cui è segretaria, senza interferire nei suoi rapporti erotico-sentimentali, poi coinvolta da lui in impegni mondani, in cui figurare come moglie libera, disinibita, pronta a nuovi rapporti con altri uomini. Se prima era apparsa (e definita) spinosa come il cactus che lei coltiva sul suo tavolino di segretaria, poi rapidamente appare luminosa, eccitante e sicura di sé, “fiorita”, e il dentista le chiede di sposarla davvero. Anche il cactus è fiorito.

Ma lei è fiorita molto meglio del cactus che ha sulla scrivania

 

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