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Desideri smarriti

Regia di Michael Steinberg vedi scheda film

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La recensione su Desideri smarriti

di FilmTv Rivista
8 stelle

Presentato nel 1993 nella sezione Un certain regard del festival di Cannes, per i soliti misteri della distribuzione nostrana Desideri smarriti esce soltanto adesso, con il caldo e i Mondiali che non invitano gli spettatori a uscire di casa. Soprattutto per un piccolo film, non troppo pubblicizzato, una commedia senza divi (a parte Bridget Fonda), senza stravaganze ed emozioni forti, ma accurata, gradevole, ben scritta, ben recitata. Invitante, dopo tutto, per chi crede che dal cinema indipendente possa crescere col tempo il cinema maturo. Desideri smarriti, infatti, è stato girato con un budget piuttosto ridotto da un esordiente, Michael Steinberg, che sa calibrare le proprie forze, non esagera non pretende di fare l'Autore, e prodotto da uno degli interpreti, Eric Stoltz, giovane attore americano dai capelli rossi e con molte efelidi, del quale sentiremo molto parlare, per la sua faccia curiosa e la misura della sua recitazione (a Cannes quest'anno era in tre film: Pulp Fiction di Tarantino, Killing Zoe di Roger Avary e Sleep with Me di Rory Kelly, che ha anche prodotto). Insieme a Bridget Fonda, Tim Roth e Phebe Cates, Eric Stoltz inteccia una storia di coppie andate a male (con tenerezza e amicizia), di nuove coppie che si formano, di voglia di partire. La solita, pressante incertezza tra fermarsi (da qualche parte, per sempre, con qualcuno) e andare (verso il deserto, nuove coppie, nuove vite). Il titolo originale, molto bello, parla chiaro: Bodies, Rest and Motion. Corpi, stasi e moto. E' la legge dell'inerzia, formulata all'inizio del film: più o meno, un corpo resta fermo finché non sopraggiunge un fattore esterno a metterlo in movimento. Tim Roth, che vive con Bridget Fonda, resta fermo finché non viene licenziato e decide allora di ripartire. Si lasciano, anche Bridget Fonda deve partire, ma arriva Eric Stoltz, l'imbianchino che deve risistemare la casa per l'inquilino successivo, e Bridget Fonda, forse, si fermerà di nuovo con lui. Nel frattempo, Tim Roth, in viaggio, incontra una ragazzina "stabile", ma anche lei con una gran voglia di moto... Gran bei dialoghi, e desideri, sofferenze molto quotidiane, molto "nostre". Molta misura e, soprattutto, molta intelligenza. Comparsata autoironica: papà Fonda (Peter) e un distributore, ancora in moto, ancora hippie, ancora on the road.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 29 del 1994

Autore: Emanuela Martini

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