La prima visione televisiva del film Il vuoto su Rai 5 martedì 25 febbraio segna l’arrivo di un'opera prima che non lascia di certo indifferenti. Il regista Giovanni Carpanzano firma un racconto intenso e autobiografico, capace di esplorare il confine sottile tra libertà e autodistruzione, amore e paura, in una Calabria intrisa di tradizioni patriarcali. Attraverso le storie di Giorgio e Marco, Carpanzano ci conduce in un viaggio emotivo che si rifrange in molteplici dimensioni, toccando temi universali con una delicatezza che scuote e commuove.

Kevin Di Sole e Gianluca Galati nel film di Rai 5 Il vuoto.
La trama: un amore in bilico sul "vuoto"
Giorgio (interpretato da Gianluca Galati) e Marco (Kevin Di Sole), i due protagonisti del film di Rai 5 Il vuoto, appartengono a due mondi diversi. Giorgio, 26 anni, è figlio di un avvocato affermato e ha visto la sua vita fermarsi dopo la malattia della madre Paola. Ha lasciato gli studi di filosofia, abbandonato l'Accademia di Teatro a Roma e rinunciato a un amore sincero con Lucio. Tornato in Calabria per stare vicino alla famiglia, Giorgio si dedica ai laboratori teatrali nei licei con il suo mentore Giuseppe. Ed è proprio durante uno di questi corsi che incontra Marco, un ragazzo di 25 anni, frontman di una band, cresciuto in un ambiente culturalmente ristretto.
Tra i due nasce un’amicizia che si trasforma rapidamente in un amore passionale e tormentato. La famiglia di Marco, soprattutto la madre Maria, non accetta la sua omosessualità e spinge il figlio a tornare con Anna, la sua ex fidanzata, emblema dei valori tradizionali del sud. Marco, diviso tra l'amore per Giorgio e il peso delle aspettative familiari, si lascia sopraffare dalle pressioni e, alla fine, cede: accetta di sposare Anna, lasciando Giorgio a confrontarsi con il vuoto emotivo che lo consuma.
Il finale, tutt'altro che consolatorio, si apre comunque a una rinascita. Grazie all'incoraggiamento del padre Benito e della sorella Aurora, Giorgio trova la forza di tornare a Roma, riprendere gli studi e, forse, dare una seconda possibilità all’amore con Lucio. Il vuoto che sembrava averlo inghiottito diventa così spazio per una nuova libertà.
Personaggi: fragilità, coraggio e contraddizioni
I protagonisti del film di Rai 5 Il vuoto non sono semplici archetipi, ma individui complessi, sfaccettati, alle prese con desideri e paure. Giorgio è il cuore pulsante della narrazione: sensibile, appassionato di teatro e letteratura, lotta per conciliare il bisogno d’amore con la paura di perdersi. Marco, invece, affascinante e sicuro di sé all'apparenza, nasconde un conflitto interiore generato da un ambiente che non ammette deviazioni dalle norme sociali.
Anna incarna la tradizione e le convenzioni: determinata a sposare Marco, è disposta a tutto pur di mantenere intatta l'immagine della famiglia perfetta. Ma dietro la sua fermezza si cela una fragilità profonda, alimentata dalla paura del giudizio altrui. Maria, la madre di Marco, rappresenta l'ipocrisia sociale: infelice e frustrata, proietta sul figlio le sue aspirazioni irrealizzate, controllandolo ossessivamente.
Accanto a loro, spiccano figure come Paola (la sempre interessante Paola Lavini), la madre di Giorgio, esempio di amore incondizionato nonostante la malattia; Benito, il padre intransigente che, nel dolore del figlio, trova il coraggio di superare i propri pregiudizi; e Aurora, la sorella ribelle che incarna la speranza di una generazione pronta a rompere gli schemi.

Valentina Persia e Gianluca Galati nel film di Rai 5 Il vuoto.
L'amore come atto di ribellione
Il titolo del film di Rai 5, Il vuoto, non è solo una metafora delle fragilità interiori, ma anche il simbolo delle scelte che i personaggi sono chiamati a compiere. Il vuoto può essere il baratro della resa o lo spazio della rinascita, e Giorgio e Marco camminano su quel filo sottile, sempre in bilico tra volare o cadere.
Il film affronta tematiche di forte impatto sociale, come l'omofobia interiorizzata, il peso delle aspettative familiari, l’oppressione culturale in contesti arretrati e la ricerca di identità. La Calabria, con le sue bellezze aspre e la rigidità patriarcale, diventa un palcoscenico perfetto per esplorare il conflitto tra autenticà e convenzioni sociali.
Carpanzano, nelle sue note di regia, sottolinea come il film non sia solo una storia d'amore tra due uomini, ma una riflessione universale sul bisogno dell'altro e sul dolore della perdita. In un mondo che ancora discrimina e reprime, Il vuoto si configura come un atto di ribellione dolce ma inesorabile, che invita lo spettatore a interrogarsi sulle proprie scelte e responsabilità.
Uno sguardo che emoziona e fa riflettere
La regia di Carpanzano si distingue per la capacità di restituire con autenticità il dramma interiore dei protagonisti, evitando ogni retorica e lasciando spazio alle sfumature emotive. La fotografia essenziale, i silenzi carichi di significato e la colonna sonora delicata creano un'atmosfera intima, quasi sospesa, che amplifica il senso di precarietà vissuto dai personaggi.
Il ritmo narrativo è scandito da momenti di intensa passione e dolorosa introspezione, mentre i dialoghi, asciutti e realistici, restituiscono la quotidianità delle relazioni umane. L'interpretazione degli attori è impeccabile: Giorgio e Marco vibrano di autenticità, mentre i personaggi secondari arricchiscono la narrazione con sfumature che rendono il racconto ancora più stratificato.
Il vuoto non è solo un film sull’amore omosessuale, ma un'opera che esplora il conflitto tra desiderio e paura, libertà e condizionamento sociale. Carpanzano ci ricorda che il vero coraggio non sta solo nell'amare, ma nello scegliere chi vogliamo essere, nonostante tutto.
In un panorama cinematografico sempre più attento alle tematiche sociali, Il vuoto si distingue per la sua capacità di parlare a un pubblico ampio, superando le etichette e offrendo uno sguardo sincero sulle fragilità umane. Un film che non solo emoziona, ma invita a riflettere, rendendoci partecipi di una lotta che, in fondo, appartiene a tutti noi.
La messa in onda del film Il vuoto su Rai 5 rappresenta non solo un riconoscimento per l'opera passata purtroppo in pochissime sale lo scorso anno, ma anche un'opportunità per avviare un dialogo necessario su inclusione, libertà e coraggio. Perché, come ci insegna Giorgio, solo affrontando il vuoto possiamo trovare la nostra strada.
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