Nel fitto programma della Berlinale 2025, un titolo fuori concorso ha catturato l’attenzione della critica e del pubblico: il film Welcome Home Baby. Diretto dal visionario regista austriaco Andreas Prochaska, il film si addentra nei recessi più oscuri della psiche umana, offrendo un’esperienza visiva e narrativa che sfida le convenzioni del genere. Un’opera che mescola suggestioni horror e psicologia, portando sullo schermo una storia di identità, memoria e traumi generazionali.
Un’eredità inquietante
La protagonista del film Welcome Home Baby, Judith (interpretata da Julia Franz Richter), è un’affermata dottoressa di emergenza a Berlino. La sua vita cambia radicalmente quando eredita una villa isolata in Austria da una famiglia di cui ignorava l’esistenza. Accompagnata dal marito Ryan (Reinout Scholten van Aschat), torna nella sua terra d’origine con l’intento di vendere la proprietà e chiudere un capitolo che non sapeva nemmeno fosse aperto.
Ma il passato non si lascia cancellare così facilmente. Una zia enigmatica, Paula (Gerti Drassl), cerca di trattenerla nel paese, e con il passare del tempo, Judith inizia a essere tormentata da visioni e sensazioni che sfidano la sua percezione della realtà. Il film si sviluppa come una spirale di angoscia e rivelazioni sconvolgenti: la verità sulla sua infanzia rimossa riaffiora, mettendo in discussione la sua identità e il libero arbitrio.
Welcome Home Baby (2025): locandina
Un maestro del thriller psicologico
Andreas Prochaska, noto per Das finstere Tal, torna con un’opera che si allontana dai canoni del thriller classico per abbracciare una narrazione più sottile e ambigua. "Il nostro obiettivo era raccontare un body horror dell’anima, senza ricorrere ai cliché dell’horror tradizionale," spiega il regista. "Volevo esplorare il modo in cui i traumi e i legami familiari si radicano in noi, anche quando cerchiamo di sfuggirne".
La sceneggiatura del film Welcome Home Baby, scritta dallo stesso Prochaska insieme a Daniela Baumgärtl e Constantin Lieb, si muove con eleganza tra realtà e allucinazione, lasciando lo spettatore in un costante stato di incertezza. Il film evita una narrazione lineare, giocando con le ellissi e le suggestioni per immergere il pubblico in una dimensione quasi onirica.
Un’estetica ipnotica
Julia Franz Richter offre un’interpretazione convincente nei panni di Judith. "Il personaggio mi ha colpito profondamente", racconta l’attrice. "Judith è una donna forte e indipendente che improvvisamente si ritrova a perdere il controllo su tutto ciò che credeva di essere. Interpretarla è stata una sfida fisica ed emotiva".
Le riprese sono state particolarmente intense, con scene subacquee complesse e momenti di pura immersione psicologica. "Abbiamo girato in ordine cronologico, il che ha permesso a Julia di sviluppare il personaggio in modo organico", spiega Prochaska. "Una scelta che si è rivelata fondamentale per la resa finale"-
La fotografia di Carmen Treichl è uno degli elementi più distintivi del film Welcome Home Baby. Le atmosfere cupe della casa ereditata, i contrasti tra luci naturali e ombre inquietanti, i colori desaturati che evocano un tempo sospeso: tutto contribuisce a costruire un senso di oppressione crescente. Particolarmente impressionanti sono le scene della cerimonia nuziale, dove il tempo sembra dissolversi, trasportando lo spettatore in un limbo tra passato e presente.
Le scelte scenografiche di Claus Rudolf Amler e i costumi di Christine Ludwig enfatizzano ulteriormente il legame con la tradizione e il peso della storia familiare. "Abbiamo voluto dare la sensazione che queste dinamiche siano antiche, radicate nel tessuto stesso della comunità rurale in cui si svolge la storia", afferma Prochaska.
Oltre il thriller
Welcome Home Baby non è solo un viaggio nel mistero e nell’inquietudine, ma anche una riflessione profonda sull’identità femminile e sulla trasmissione intergenerazionale dei traumi. Judith non deve affrontare solo i fantasmi della sua famiglia, ma anche una società che le impone aspettative soffocanti. "C’è una fortissima componente di pressione sociale e familiare nel film", osserva Prochaska. "La comunità del villaggio è un microcosmo dove il passato non si lascia cancellare e le donne sono spesso le custodi, consapevoli o meno, di un sistema patriarcale soffocante".
Welcome Home Baby è un’opera intensa, disturbante e straordinariamente evocativa: un film che sfida lo spettatore, portandolo a interrogarsi sulla propria percezione della realtà e sul peso del passato. Prochaska firma un lavoro maturo e coraggioso, che conferma il suo talento nella creazione di atmosfere uniche e personaggi memorabili. Un thriller psicologico che non lascia scampo.
Welcome Home Baby (2025): Julia Franz Richter
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