Nel vasto cartellone del Festival di Berlino 2025, spicca con potenza evocativa in concorso Girls on Wire, il nuovo film della regista e sceneggiatrice Vivian Qu. Narra la storia di due cugine, Tian Tian e Fang Di, cresciute come sorelle fino a che il destino le separa, per poi riunirle in un disperato tentativo di fuga. Un thriller emozionale, avvolto in un’estetica che intreccia realismo e poesia, Girls on Wire si distingue per una narrazione stratificata e un’estetica visiva che lascia il segno.
Girls on Wire (2025): locandina
Un’odissea femminile tra passato e presente
Tian Tian (interpretata da Liu Haocun) e Fang Di (Wen Qi) si muovono in due mondi paralleli: Chongqing, la città industriale dove sono cresciute, e Xiangshan Film City, l’universo cinematografico dove Fang Di lavora come stuntwoman. La storia si sviluppa su due linee temporali che si intrecciano sapientemente: il racconto degli ultimi tre giorni che le due cugine trascorrono insieme e i flashback che ricostruiscono i momenti salienti del loro passato. Tale espediente narrativo consente alla regista di esplorare con profondità il legame tra le protagoniste e il peso delle scelte imposte dalla famiglia e dalla società.
Il peso del passato e il desiderio di libertà
Vivian Qu, in un’intervista generica rilasciata per la stampa, racconta la genesi del film Girls on Wire, ispirata dalle storie di famiglie cinesi degli anni ’90, epoca di transizione economica e sociale. Attraverso Tian Tian e Fang Di, la regista indaga il concetto di sacrificio femminile, le cicatrici del passato e il desiderio di emancipazione. Il titolo cinese del film, che si traduce come Le ragazze che vogliono volare, simboleggia questo anelito alla libertà, mentre il titolo inglese Girls on Wire suggerisce l’instabilità e la precarietà della loro esistenza.
Girls on Wire (2025): scena
Un’estetica che abbraccia memoria e finzione
Dal punto di vista visivo, il film Girls on Wire è un ingegno di ricostruzione storica e innovazione stilistica. Il direttore della fotografia Zhang Chaoyi utilizza un contrasto marcato tra le ambientazioni: Chongqing, con i suoi grattacieli neonati su colline scoscese, e la Film City, dove la finzione cinematografica diventa un labirinto di inganni e speranze. La scelta del formato 4:3 per le scene del passato aggiunge un tocco nostalgico, evocando la memoria collettiva attraverso un piccolo schermo che costringe lo spettatore a un’intimità visiva con i personaggi.
Uno degli aspetti più intriganti di Girls on Wire è la fusione di generi cinematografici. Thriller, dramma familiare e critica sociale si mescolano in una narrazione che riflette il caos e le contraddizioni della realtà odierna. La regista evita schemi tradizionali e gioca con la struttura del racconto per creare un’opera che oscilla tra il poetico e il brutale.
Il simbolismo del corvo
Il film è disseminato di simbolismi potenti, tra cui il corvo, animale mitologico cinese che, come le protagoniste, ha subito una trasformazione nella percezione collettiva. Se in passato era visto come sacro, oggi è considerato un presagio di sventura. Un parallelismo sottile ma incisivo che riflette la condizione femminile nel corso della storia.
Al mondo intero
La forza di Girls on Wire risiede nella sua universalità: non è solo un ritratto della società cinese, ma un’analisi globale sulle dinamiche di potere, sulla resilienza femminile e sulla lotta per l’autodeterminazione. Con un cast di giovani talenti e un team creativo affiatato, il film si candida a essere una delle opere più rilevanti dell’anno.
L’uscita in Cina è prevista per l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, una scelta simbolica che sottolinea ancora di più il messaggio del film: la necessità di spezzare i fili invisibili che legano le donne a un destino imposto.
Girls on Wire (2025): scena
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