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Come sono andate le cose
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Sono andate che stiamo aspettando la seconda stagione della serie tv Scissione da quasi tre anni e un giorno finalmente, senza quasi rendercene conto, arriva il momento. Le cose sono andate che abbiamo preparato tutto con cura: ci siamo infoppati dentro al piumone perché fa freddino, la tavoletta di cioccolato alle mandorle è lì sul bracciolo del divano, intera, la bottiglia d'acqua ficcata nell'angolino a sinistra, sembra proprio che non manchi niente, ci sono persino due gatti. Clicchiamo play e basta quella nota di pianoforte ripetuta con cui inizia il recap perché una parte del nostro cervello sembri compattarsi, risvegliarsi, riallinearsi. O staccarsi del tutto. Probabilmente non lo sapremo mai.


Il recap delle serie tv è una cosa che personalmente disprezzo, ma le serie non sono tutte uguali e, ovviamente, anche i recap - ossia quei pezzettini di raccordo con le puntate precedenti (che in questo caso è con una intera stagione) - possono essere di varia qualità e utilità, dipende dal manico, dipende da chi realizza il montaggio. Nel caso di Scissione la fattura del recap è altissima, come tutta la serie, ma già nella manciata di secondi iniziale avverto che una parte di me annaspa tragicamente e sento una voce interiore che lotta per fare accettare un fatto tanto semplice quanto osceno: il mio ricordo della stagione precedente non è minimamente all'altezza della situazione.


Eppure, complice una sequenza iniziale trascinata da un irresistibile pezzo di piano soul jazz sostenuto da una folle vena funk (Burning Cool di Les McCann), entro di getto nel flusso del racconto e metto a tacere quella vocina fastidiosa confidando (stupidamente) che sarei stato capace di colmare i vuoti strada facendo. Arriviamo alla fine dell'episodio 1, perché il ritmo è feroce e non lascia scampo, ma, visto che ci eravamo conservati anche il secondo episodio da guardare, decidiamo di fare una pausa di riflessione e di tenercelo per un imprecisato dopo.


Quando ritorniamo davanti alla tv, siccome il nostro account di AppleTv+ è un po' un porto di mare, qualcuno del nostro "nucleo familiare", collegandosi da un altro dispositivo, deve aver vissuto il nostro stesso dissidio interiore lasciando vincere, però, il buon senso e decidendo di riprendere tutta la serie dall'inizio. E così quando abbiamo premuto il pulsante play convinti di avviare il secondo episodio della seconda stagione, è iniziato il secondo episodio della prima stagione.

Ne abbiamo guardato un bel po' e io ho persino detto una cosa di cui mi vergogno tremendamente - Ah, la nuova sigla, altro capolavoro! - e solo dopo una trentina di minuti e dopo aver collezionato un numero imprecisato di deja-vu siamo stati costretti ad ammettere che stavamo rivedendo il secondo episodio della prima stagione e che avremmo fatto una enorme cazzata a confidare nella nostra memoria e così, con una dolorsa sensazione di sconfitta nel cuore, abbiamo fermato la visione, siamo tornati indietro e abbiamo ripreso tutto dall'inizio, come doveva essere: S01E01 e ciao.


Non tutto il male viene per nuocere però, perché questo piccolo incidente domestico mi ha fatto capire che, per una serie come Scissione, tre anni tra una stagione e l'altra sono davvero troppi. La seconda visione integrale mi ha restituito la certezza che c'erano troppi dettagli importanti perché venissero lasciati ai margini, nella speranza che, per qualche eccezionale miracolo divino, trovassero prima o poi la strada della rivelazione. Perché invece no, in Scissione non c'è alcuna possibilità che qualcosa possa venire rivelato senza la nostra completa adesione e partecipazione: Scissione richiede praticamente tutte le risorse mentali di cui disponiamo, come il processore di un pc con la ventola di raffreddamento perennemente accesa, ma permette anche di godere di un altissimo numero di momenti di pura meraviglia e appagamento cinefili.

È curioso da scrivere ma Scissione non tollera di essere visto in altro modo se non con una dedizione totalizzante. Non lascia spazio per nient'altro, non permette intrusioni, distrazioni, intromissioni. Scissione impone a chi la guarda di eseguire volontariamente su se stessi la medesima operazione chirurgica che viene raccontata sullo schermo: quando si esce dall'ascensore della Lumon Industries e si inizia a camminare lungo quegli infiniti corridoi bianchi il mondo di fuori smette di esistere.

Lo so, lo so. In sostanza non vi ho raccontato niente di quel che succede in Scissione e mi sono limitato a rendervi partecipi di un errore tragicomico molto personale. Questo accade perché se volete sapere di cosa parla ci sono qui su filmtv.it tutte le informazioni sufficienti ad assolvere al bisogno di sapere mentre io ho preferito mettere l'accento su come Scissione può farci sentire.


Sono anche convinto che chi si sente deluso da questo testo può ancora fare la migliore cosa in assoluto. Che è guardare attentamente qui sopra la sigla iniziale della serie tv e lasciarsi sedurre da quelle immagini e, soprattutto, da quella musica. Ve lo dico, se entrate in Scissione non riuscirete MAI, neanche una volta, a cliccare sul pulsante skip. La sigla iniziale di Scissione ha, sugli spettatori, lo stesso effetto che ha l'ascensore della Lumon Industries sugli impiegati che si sono sottoposti all'operazione che sta alla base del plot.
Poi vedete voi, io più che dirvi come sono andate davvero le cose non posso fare.

Se l'avete vista, se la state seguendo, voi invece potete decidere di scrivere una vera recensione anche se la cosa più bella sarebbe che qualcuno si prendesse la briga di fare un post per ogni episodio. O anche un recap generale.

A voi la parola, sappiate che tutti coloro che si cimenteranno in queste imprese saranno omaggiati con un abbonamento a Film Tv digitale della durata di sei mesi.

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