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Nella bocca della scimmia - Venezia 77
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EArtribune lancia Storie di mostre | Artribune - Pagina 812

Ce la ricorderemo come la Venezia del Coronavirus: la mascherina indossata con la stessa naturalezza con cui ci si metterebbero degli occhiali; gli erogatori di soluzione alcolica per le mani a ogni pie’ sospinto; le maschere – questa volta quelle delle sale – che si aggirano fra i posti come veloci raptor affamati per controllare, com’è giusto che sia, che la mascherina sia sul viso di tutti e copra anche il naso. L’ingresso in sala va prenotato, le tempistiche di prenotazione ricalcano le gerarchie colorate delle file di accreditati; il tracing comporta che è sbagliato provare a cambiare posto in sala, rispetto a quello segnato dalla prenotazione, e comunque tutti i posti su cui non ci si può sedere sono inciturati e bloccati, non esistono congiunti in questi cinema.

In realtà, onestamente, è l’atmosfera di sempre. Il weekend centrale ha fatto il pienone anche senza il Joker di turno, e negli ultimi giorni tutto il village si è, come al solito, svuotato. L’aria che si respira, oltre il paramuso chirurgico, è quasi quella di sempre: i controlli degli zaini c’erano già prima, la sala stampa è sempre la stessa – fatti salvi i computer della Biennale che per ovvie ragioni non sono stati messi nelle varie postazioni – e le sale non hanno cambiato configurazione e organizzazione. Esattamente come non ha cambiato configurazione la comunità di giornalismo cinematografico e dello spettacolo, che se può urlare la sua opinione per farsi sentire lo fa senza timore. È il loro lavoro, mi sa. Ci sono ovviamente anche molti appassionati e amatori – me compreso – e anche la configurazione di quelli non è cambiata: innocentemente ci sediamo accanto a chi lavora, in proiezioni che sembrano ancora più di lavoro con le distanze e tutto, e ci facciamo le nostre liste e le nostre opinioni nel solito ordinario gioco di chi ha più ragione e di chi ha più torto, che finché è un gioco va bene ma quando determina il giudizio dell’altro comincia ad avvilire. Anche noi non ci facciamo scrupoli a urlare la nostra opinione, a infiltrarci nelle sale come giovani nerd assetati del prossimo regista dell’Azerbaijan pronto a sconvolgerci con le sue lunghissime attese in vastissime lande (qui c’è autoironia: è il mio preferito del concorso). Insomma è tutta l’umanità solita del festival di Venezia anche dietro le mascherine, la si odia o la si ama, o la si vive nel bene o nel male.

Vengo a Venezia dal 2014, forse sono cresciuto dopo 7 anni, e forse urlo la mia opinione un po’ meno di prima. Ma quel brivido bellissimo c’è sempre: la sala, il paesaggio, i palazzi, il mare vicino, quelle singole fastidiose giornate di pioggia e poi per il resto e per lo più il sole spaccapietre. E la voglia genuina di guardare film da aggiungere alla collezione dell’esperienza. Perché in mezzo alla folla ci saranno le belle eccezioni delle persone con cui parlare e da ascoltare, con cui il confronto è costruttivo e con cui non viene voglia di arrabbiarsi. Il mondo dell’opinione e del gusto è una bestia a quattro teste, come qualsiasi mondo in cui si debba esibire la propria conoscenza. Ma a trovare la persona con cui essere d’accordo o in disaccordo e con cui condividere un’abbuffata come quella che ogni anno promette Venezia continua ad essere bellissimo ed è ormai una tappa obbligata del mio anno cinefilo.

E così l’apertura del festival è il Capodanno del mio anno di Cinema: quest’anno Lacci di Daniele Luchetti, poiché ho perso la preapertura affidata al Molecole di Andrea Segre. Da lì è una media di 5 o 6 film al giorno, con pause più sostanziose del solito perché il bello quest’anno è che le file non si fanno e i posti prenotati sono assicurati. E quindi giù di spritz e di chiacchierate sull’erba, tra le passeggiate a debita distanza e le musiche della sigla di Mattotti che arrivano dalle sale più esposte (la Giardino e, dentro il palazzo, Casinò e Volpi). Si può entrare anche all’ultimo minuto, e serenamente guardare il film.

Quest’anno ho visto più di 50 film, e non è facile nascondere che il concorso sia stato all’insegna della mediocrità, al più della medietà. Più sorprese dalle altre sezioni – più del solito, anche – e da un fuori concorso stranutrito, che vantava il capolavoro sommo di Frederick Wiseman City Hall, il conturbante crudele melodramma di Ann Hui Love After Love e il found footage Hopper/Welles di questo Orson Welles che come Saw l’Enigmista continua a sfornare film anche dall’oltretomba. Dal concorso solo un film fa breccia nel mio cuore: è In Between Dying di Hilal Baydarov, che possiamo sforzarci di capire a cosa assomigli ma non assomiglia a quasi niente, vista la miscela imprevista di Reygadas, Tarkovskij e Garrel che lo caratterizza. Oltre ad altri tre titoli sorprendenti (il sottostimato e kingiano Sun Children di Majid Majidi, il portentoso Pieces of a Woman di Kornell Mundruzco e Kata Weber e il misterioso Wife of a Spy di Kiyoshi Kurosawa), il concorso ha riservato sorprese tiepide e svariate delusioni, prime fra tutti Nuevo Orden di Michel Franco (che prometteva coraggio e crudeltà, ma che si rivela un po’ finto, ad hoc e visivamente per nulla ispirato) e Miss Marx di Susanna Nicchiarelli (che cerca di trasportare l’energia del suo bel Nico 1988 di due anni fa in un altro tempo e in un altro contesto, dimostrando di essere molto ingenua nel mischiare musica punk contemporanea e contesto ottocentesco: il modello Marie Antoinette di Sofia Coppola rimane insuperato). Fatti salvi i simpaticissimi The Disciple di Chaitanya Tamhane e Never Gonna Snow Again di Malgorzata Szumowska e Michel Englert, il resto del concorso mi lascia spesso indifferente, e mi desta reale antipatia quasi immediata solo Le sorelle Macaluso di Emma Dante, regista che già non amavo al cinema – pochissimo anche in quel poco che ho visto a teatro – per la sua enfasi, le sue sottolineature e il suo sguardo sul territorio siciliano, e che invece riceve applausi e e sperticate lodi che fatico a comprendere. Almeno però con Emma Dante ho reagito: il resto del concorso, anche quando accettabile, ha comportato una totale freddezza e un discreto disinteresse. Certo, non riesco a non voler bene ai pianisequenza folli di Amos Gitai (distrutto dalla critica) e alla spigliatezza già vista ma ben accetta del simil-teen drama tedesco di Julia von Heinz, ma non è niente che mi porti a celebrare un concorso piuttosto stanco e pieno di tappabuchi. Allora si dirà: è comunque l’anno del CoVid, non possono esserci chissà quali film. Sì, ma Ann Hui, Frederick Wiseman e Orson Welles ci sono; ci sono D’Anolfi e Parenti che vantano il miglior film di Orizzonti (Guerra e pace), insieme a Lav Diaz con Genus Pan; c’è l’esordiente Natalia Vorozhbit che in Settimana della Critica sconvolge in Bad Roads; c’è Kamir Ainouz che fa appassionare con il delizioso racconto di formazione Cigare au miel; c’è il mastodontico Conference di Ivan Tverdovskij che fa riflettere in più termini sulle responsabilità della Storia e della memoria collettiva; e c’è la piccola sorpresa di Sportin Life di Abel Ferrara che fa prendere una boccata d’aria fresca, così come il brillantissimo esercizio di stile di Pedro Almodovar The Human Voice. E tra le Giornate degli Autori il sempre estremo ed esilarante Bruce LaBruce. E allora, come si fa a dire che sia un anno povero? Lasciamo stare le etichette delle varie sezioni: è stata una Venezia a suo modo ricca e piena di sorprese, da vivere dal mattino fino a tarda notte – pesantissima la proiezione di mezzanotte di Mosquito State di Filip Jan Rymsza: noia – sempre con la speranza di farsi colpire il giorno successivo.

E quindi, esaurito anche quest’anno, ci si riaggiorna – si spera – all’anno prossimo. Con l’umile proposta di tenere le prenotazioni per evitare le file, virus o meno che sia, e di continuare a spendere qualche soldo in più su pulizia e disinfezione ricorrenti, che servono sempre a prescindere, virus o meno che sia.

Ora sfogo il mio lato nerd con qualche statistica:

 

PAGELLA:

 

CONCORSO VENEZIA 77

In Between Dying di Hilal Baydarov 8/10

Sun Children di Majid Majidi 7/10

Pieces of a Woman di Kornell Mundruzco 7/10

Wife of a Spy di Kiyoshi Kurosawa 7/10

Never Gonna Snow Again di Malgorzata Szumowska e Michel Englert 6,5/10

The Disciple di Chaitanya Tamhane 6,5/10

PadreNostro di Claudio Noce 6,5/10

Laila in Haifa di Amos Gitai 6/10

And Tomorrow the Entire World di Julia von Heinz 6/10

Nuevo orden di Michel Franco 6/10

Quo Vadis, Aida? di Jasmila Zbanic 5/10

Dear Comrades! di Andrey Konchalovsky 5/10

Nomadland di Chloé Zhao 5/10

The World to Come di Mona Fastvold 5/10

Notturno di Gianfranco Rosi 4,5/10

Miss Marx di Susanna Nicchiarelli 4/10

Amants di Nicole Garcia 4/10

Le sorelle Macaluso di Emma Dante 2,5/10

 

FUORI CONCORSO

City Hall di Frederick Wiseman 9/10

Hopper/Welles di Orson Welles 8/10

Love After Love di Ann Hui 7,5/10

The Human Voice di Pedro Almodovar 7/10

Sportin’ Life di Abel Ferrara 6,5/10

Assandira di Salvatore Mereu 6,5/10

Crazy, not Insane di Alex Gibney 6,5/10

Mandibules di Quentin Dupieux 6/10

Run Hide Fight di Kyle Rankin 5/10

Lacci di Daniele Luchetti 5/10

Final Account di Luke Holland 5/10

The Duke di Roger Michell 4,5/10

Mosquito State di Filip Jan Rymsza 4,5/10

Salvatore – Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino 4/10

Fiori fiori fiori! di Luca Guadagnino 4/10

Lasciami andare di Stefano Mordini 3/10

Night in Paradise di Park Hoon-jung 2,5/10

 

ORIZZONTI

Guerra e pace di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti 7,5/10

Genus, Pan di Lav Diaz 6,5/10

Careless Crime di Shahram Mokri 5,5/10

The Wasteland di Ahmad Barhami 5/10

Mainstream di Gia Coppola 5/10

Selva Tragica di Yolene Olaizola 5/10

Apples di Christos Nikou 4,5/10

La troisième guerre di Giovanni Aloi 4,5/10

Nothing Special di Uberto Pasolini 4/10

Milestone di Ivan Ayr 4/10

The Man Who Sold His Skin di Khaouter Ben Hania 3/10

 

GIORNATE DEGLI AUTORI

Conference di Ivan I Tverdovsiy 8/10

Saint-Narcisse di Bruce LaBruce 7/10 [FUORI CONCORSO]

Cigare au miel di Kamir Ainouz 7/10

Tengo Miedo Torero di Rodrigo Sepulveda Ulzea 5/10

The Whaler Boy di Philipp Yuryev 5/10

Oasis di Ivan Ikic 4,5/10

 

SETTIMANA DELLA CRITICA

Bad Roads di Natalya Vorozhbit 7,5/10

50 or Two Whales Meet at the Beach di Jorge Cuchì 5,5/10

The Rossellinis di Alessandro Rossellini 4,5/10 [FUORI CONCORSO]

The Book of Vision di Carlo S Hintermann 3/10 [FUORI CONCORSO]

 

SIC@SIC

Zombie di Giorgio Diritti 4/10 [FUORI CONCORSO]

Gas Station di Olga Torrico 4/10

J’ador di Simone Bozzelli 4/10

Les aigles de Carthage di Adriano Valerio 3/10 [FUORI CONCORSO]

 

Il mio Palmarès per quanto riguarda il concorso (unica sezione di cui ho visto tutti i titoli) è il seguente:

 

LEONE D’ORO – In Between Dying di Hilal Baydarov

GRAN PREMIO DELLA GIURIA – Sun Children di Majid Majidi

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA – Wife of a Spy di Kiyoshi Kurosawa

COPPA VOLPI FEMMINILE – Vanessa Kirby per Pieces of a Woman

COPPA VOLPI MASCHILE – Oleh Yutgof per Never Gonna Snow Again

MIGLIOR SCENEGGIATURA – The Disciple

 

Le medie di apprezzamento negli ultimi anni, compreso questo, sono state

 

2015 – 6,41 (50 lungometraggi visti)

2016 – 5,94 (57 lungometraggi visti)

2017 – 5,94 (57 lungometraggi visti)

2018 – 5,46 (62 lungometraggi visti)

2019 – 5,42 (44 lungometraggi visti)

2020 – 5,70 (55 lungometraggi visti)

 

Nel 2020 sono stati esclusi i corti della SIC@SIC e il corto di Guadagnino Fiori fiori fiori!

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Ultimi commenti

  1. supadany
    di supadany

    Bella sintesi complessiva, alla fine vedo che anche la media voto è in risalita.
    :D
    Nota di colore a parte, considerando l'annata a dir poco particolare, con tutte le difficoltà del caso, direi che non (vi) è andata affatto male.
    E mi fa piacere leggere la tua nota sulle prenotazioni che, comodamente svaccato sul mio divano, condividevo in attesa di una conferma da parte di chi era al Lido.
    Se il sistema funziona (mi rifaccio al crash avvenuto prima dell'inizio) permette di vivere la Mostra più densamente, con meno ansia e più tempo libero a disposizione. Un bel vantaggio per tutti.
    :)
    Insomma, come per la tua nota su controlli e pulizia generale, speriamo che da questa terribile esperienza del Covid19 possiamo anche imparare qualcosa da portarci appresso in futuro.
    ;-)

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Grande Daniele! Sì, speriamo che gli organizzatori riescano a vederla ancora di più dal punto di vista di noi accreditati colorati. E speriamo che in futuro ci si possa ri-incontrare lì :D

  2. maurri 63
    di maurri 63

    Grazie, Marco: una classifica personale piuttosto originale, come quasi sempre mi aspetto da te. E' stato un piacere leggerti.

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Grazie infinite!

  3. ezio
    di ezio

    Grazie,sei stato davvero preciso e documentato...e hai pure dato un cinque al Leone D'Oro.....che ci puo' stare tranquillamente (ho gia' letto qualche critica sul film).

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Eh sì, purtroppo non mi ha convinto :(

  4. Leman
    di Leman

    Siamo, purtroppo, d’accordo su quel disastro che è stato Le Sorelle Macaluso.
    Da tutti i pareri entusiastici che leggevo in giro mi aspettavo veramente un bel film e invece mi sono trovato davanti al solito lavoro manipolatorio e fasullo che tormenta e distrugge da anni il cinema italiano.
    Grazie per questa lista, sono felice che questa edizione ti abbia convinto più delle altre, per me è stata una vera sorpresa.

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Anch'io ancora me ne sorprendo: tantissime perle, e un festival un po' meno americanocentrico, nonostante il deludente Leone d'Oro. Per il resto sono stati comunque ottimi premi

  5. M Valdemar
    di M Valdemar

    Grande Marco, intanto prendo nota di tutto.
    Quanto al sistema delle prenotazioni, da quanto ho letto in giro, l'augurio che permanga anche nelle prossime edizioni è largamente condiviso.
    Speriamo ne facciano tesoro un po' tutti, covid o meno.

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Speriamo sì! Mezz'oretta in più la mattina dormo volentieri ahah

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