900 sale per il nuovo Demon Slayer sono una scommessa. Il finale di Downton Abbey invece no. Francesco De Gregori e i suoi Nevergreen meritano. I Pomeriggi di Albert Serra sono soli e in poche sale. Auguri a Manara. (Ri)guardiamo i trailer del nuovo film di P.T. Anderson.
Tutto a posto, tutto come deve essere. In più, però, c'è uno spunto per rileggere (o leggere per la prima volta) il capolavoro di humor-science fiction “MindSwap". E un cast di ottimi ritorni e fulminee new entry. E se non è abbastanza godetevi le cover d’iper-super-extra classiconi.
Un piacevolissimo thriller/horror estivo che, pur attingendo da un immaginario cinematografico vecchio di cinque decenni, riesce a suscitare un certo apprezzamento grazie a piccole dosi di innovazione.
Sorretta da una fotografia “fredda” ma efficacissima, la Bliuvaitè filma lo squallore e la decadenza della provincia industriale lituana con un’attenzione e con una perizia sorprendenti comunicando senza alcuna esitazione il dolore delle periferie del mondo
Non tutto è nuovo né sorprendente: rispetto ad altri titoli del regista l'impressione è di un racconto più addomesticato. Eppure, resta il piacere di un cinema che, con disarmante leggerezza, ti riconcilia col mondo.
Aspettando il nuovo film di Paul Thomas Anderson ripercorriamo insieme a voi i film che sono stati girati in Vistavision. Playlist aperta a contributi.
Il grande regista spagnolo Albert Serra mostra i dettagli di questo massacro inutile, di quella lotta impari e vigliacca ove la solitudine del titolo è, purtroppo, solo o soprattutto quella del povero toro.
Forte, incisivo ma poetico, netto e affilato come una lama di un coltello giapponese, il film non lascia remore, né pentimenti, né dubbi: quello che si semina si raccoglie e, a volte, molto oltre.
Scritto da Dio dai coniugi cineasti e anche co-produttori Tricia Cooke ed Ethan Coen, che lo dirige, il muliebremente spietato “Honey Don’t!” incanta a cominciare dai titoli di testa.
Prima di tutto i film. Visti, amati, premiati. E poi un'occasione, anche, per discutere (educatamente) del film che ha attratto le maggiori attenzioni del festival per il contenuto incandescente e la forma, appunto, discutibile.
Un nuovo horror che si innesta nel ricchissimo solco degli horror di questa estate, un paio di film veneziani che si lanciano subito alla ricerca del confronto con il pubblico, una tipica commedia romantica da 500 schermi che prova a traghettarci verso l'autunno. E c'è anche altro.
Scelto da alan smithee perchéJarmusch trova un equilibrio di racconto ed una precisione di direzione degli attori potente e magica, col risultato di regalarci un film davvero riuscito, nonché una delle più valide opere del concorso al Festival di Venezia 82
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