Anche se si limita a sfruttare il meccanismo senza arrivare dove davvero potrebbe, la commedia funziona ed è un buon motivo per dirsi soddisfatti anche così, senza eccedere in ambizioni troppo gourmet.
Die My Love, di Lynne Ramsay, osserva la discesa negli inferi della depressione e della follia da parte del personaggio splendidamente interpretato da una Jennifer Lawrence conturbante, selvaggia e spaventosa.
Dopo L’Ultima notte di Amore tornano Andrea di Stefano alla regia e Pierfrancesco Favino come attore co-protagonista in una una bella esperienza di vita tra battute divertenti e amare
Per quanto finisca intrigando, le evoluzioni di oltre mezzo film non superano una serie di siparietti di coppia che rispecchiano fedelmente un déjà-vu stranoto: infedeltà, rimorsi, ricaduta, sospetti e gelosie. Pilar Fogliati tiene banco e gli altri veleggiano a rimorchio.
La regia, sostenuta dall’ottima prova attoriale di Max Riemelt e Natalia Rudziewicz, non cerca il clamore e il facile successo ma va al sodo e punta dritto il dito su chi non fa nulla per proteggere efficacemente le vittime di bullismo.
Scorci che hanno il potere seduttivo di quadri dei più grandi artisti e riprese senza fretta del grande cineasta, consentono ad uno spettatore rapito di potercisi perdere, straniato e rapito da un vero e proprio incantesimo cinematografico.
“Fucktoys” è un mesto delirio di trash artefatto, senza alcuna coerenza interna o logica anche solo stilistica, sghembamente imbellettato di un grottesco che non sortisce effetti differenti dall’irritazione. Dove sono finite le stroncature di una volta? Qui!
Con il suo programma decisamente eterogeneo è entrata nella settimana centrale l'edizione 43 del TFF. Seguite qui le recensioni pubblicate dai nostri due inviati speciali alan smithee e Ponky_
La seconda parte di un musical di successo, un frullato tra i D'Innocenzo e Garrone (e altro), un combattente invincibile e vulnerabile, l'immancabile horror, un film che andrebbe proiettato ovunque, un tipico Dardenne e un tipico Franco (Michel). E molto altro (21 film!).
Un nuovo splendido capitolo narrativo che completa un percorso attraverso il quale i due cineasti belgi continuano a convincere col loro realismo coerente e razionale che non scende a facili compromessi e non fa sconti a nessuno.
Wright confeziona un ottimo lavoro cinematografico unendo l'atmosfera di Scott Pilgrim vs. the World con l'action di Baby Driver. Un film che si inserisce nella scia di opere hollywoodiane che rivelano la fascistizzazione del capitalismo.
Una trama apparentemente ordinaria che fila liscia con un vago senso di dramma appeso sopra le teste dei protagonisti. E alla fine arriva la bastonata, la svolta drammatica che era lì, pronta a piombare come la lama della ghigliottina. Precisa come un cronometro.
Un film interessante e crudo, che funziona alla perfezione dal lato della fluidità e degli incastri del montaggio nonostante la presenza di un finale di troppo.
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