Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Partiamo dal titolo che fa esplicito e diretto riferimento all'opera di Stoker. L’intento di Coppola quindi è una rilettura fedele. Ciò implica che si debba fare un raffronto con l'omonimo romanzo epistolare. Se gli eventi cruciali della vicenda sono ripresi –con le inevitabili limitazioni del minutaggio spendibile- sì da poter dire che non ci sono grandi variazioni rispetto alla narrazione, deve essere annotato che ci sono comunque delle differenze significative: la componente romantica del rapporto tra Vlad e Mina, e il diverso profilo del personaggio di Van Helsing; l'ultima, l'esplicitazione del sottotesto erotico, ravvisabile, nell'opera letteraria, dal frequente ricorso alla simbologia sessuale. Sulla realizzazione, probabilmente ha avuto influenza il contesto storico: nel '92 sono passati sette anni da quando l'HIV è diventato tristemente famoso come virus trasmesso anche sessualmente. E l’opera di Coppola sembra voler evocare la suggestione della passione anche come causa di malattia, contaminazione "fisiche".
Detto questo dal punto di vista formale è un'opera assai innovativa e ricercata. Raffinata la scelta (soprattutto nel prologo) di raffigurare vicende del passato con artifici evidenti come a voler datare, storicizzare anche la messa in scena. Tante poi le scene memorabili:
tra le altre: La sequenza finale dell’inseguimento della diligenza dal sapore western. Mina e Vlad al cinematografo londinese, l’uccisione nel sepolcro di Lucy resa vampira da parte del suo inconsolabile fidanzato Arthur. Tutti i momenti ‘romantici.
I personaggi:
Van Helsing (Anthony Hopkins, incontenibile), che ha il ruolo di affermare la preminenza di scienza e ragione sull’istinto e animalità: Stoker che vive nel suo tempo, ne fa una figura austera, che ispira reverenza ed ammirazione, seria e moralmente rocciosa. Un autentico baluardo illuminista pervaso da un alone quasi mistico. Per Coppola, ovviamente, diventa figura meno cruciale che perde autorevolezza rispetto al romanzo, un regista, medico e consigliere, dai tratti istrionici e ossessivi, quasi più mago che scienziato, che oltretutto reprime malamente la sua carnalità latente (la scena quando annusa l'odore di Mina è notevole nel tratteggiare il personaggio). Jonathan Harker (un Keanu Reeves quasi efebico) e Mina Murray (la forse mai così brava Winona Ryder a rendere la mutevolezza di emozioni e impulsi femminei), entrambi destinati ad una vita di cristallizzata compostezza, prima di addivenire al rituale matrimonio borghese sotto l'egida di Santa Romana Chiesa, sperimenteranno la trasgressione con il corpo e con l’anima, suggerisce, Coppola, nottate di sesso estremo con le mogli di Dracula per lui (che resterà incanutito per l’esperienza!), e momenti di travolgente sensualità con Dracula per lei. Appunto, il Dracula di Gary Oldman: il male (come corruzione dell’anima maledetta) nasce dalla frustrazione di un sentimento di amore supremo (la scelta moderna di Coppola) e l'uomo, Vlad Dracula, è drammaticamente, quasi schizofrenicamente, scisso tra la memoria del devoto amante che era ed il demone animato dalla volontà di potenza che è.
Il cast per i ruoli di contorno è notevole: Renfield (Tom Waits, impagabilmente ributtante e sottomesso), Arthur Holmwood (Cary Elwes elegantemente ‘milordesco’), Lucy Westerna (Sadie Frost lascivamente disperata di un’esplosiva disinibizione ferina), Jack Seward (Richard E. Grant dallo sguardo e dal gesto intossicati) Quncey Morris (Bill Campbell rudemente burbanzoso e leale) Monica Bellucci (una sposa di Dracula di luccicante e lubrica tenebrosità).
Tutti insieme, per un capolavoro storico.
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