Regia di Guido Ferrarini vedi scheda film
Ugo Poli è un poliziotto che, dopo un incidente in servizio, è rimasto zoppo ed è stato trasferito nell'archivio della questura. Da lì, esaminando attentamente le pratiche in arrivo, Poli prende spunto per delle indagini gestite 'in privato', andando naturalmente incontro a notevoli rischi.
La storia che sta dietro a questo film è indubbiamente più interessante del film stesso: L'archivista è infatti la prima e ultima regia per la televisione di Guido Ferrarini, nonché un giallo ambientato a Bologna che traccia la strada per la successiva, fortunata serie de L'ispettore Sarti (1991). Questo, innanzitutto, perché l'autore dei personaggi – Sarti e Poli, il protagonista di questo lavoro – è il medesimo, ovvero lo scrittore Loriano Macchiavelli, che qui fornisce soggetto e sceneggiatura con la collaborazione di Nicola Mazzanti e Gianluca Farinelli. Ed è proprio Macchiavelli il vero fautore de L'archivista, colui che ha maggiormente lavorato dietro le quinte per portare a compimento l'opera e per ottenere la partecipazione della Rai; o così almeno racconta, al netto di qualche eccesso di umiltà, Ferrarini stesso. Perché alla base del lavoro non c'era granché, a parte il copione e la voglia di fare: la maggior parte degli interpreti sono infatti non professionisti (e qua e là la cosa si nota, purtroppo), il budget è visibilmente limitato e le location bolognesi, quasi tutte in esterno, sono ben note al regista che, come detto, è peraltro esordiente assoluto in tale ruolo. La storia nasce da uno spunto interessante, che apre a eventuali prosecuzioni seriali: le indagini private da parte di un poliziotto zoppo, confinato all'archivio della questura; Flavio Bucci, fin da subito individuato come protagonista, offre il suo contributo come sempre efficace alla costruzione di un personaggio che rimane impresso nella memoria dello spettatore. Se però si vuole andare a ricercare in profondità all'interno della pellicola, si possono altresì segnalare un ritmo narrativo piuttosto instabile e qualche ingenuità nella confezione che rivela la scarsa esperienza di Ferrarini e dei suoi collaboratori tecnici. Colpo di scena finale: la Rai, come d'abitudine, dopo aver finanziato quasi interamente il lavoro deciderà di mandarlo in onda solamente tre anni più tardi, facendolo poi scomparire dai radar per decenni interi. Macchiavelli otterrà la sua rivincita, come detto, con Sarti, mentre Ferrarini tornerà al teatro. 4/10.
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