Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
I cinecomics di Marvel e Dc Comics, quando gestiti bene, possono rivelarsi il giusto traino per far conoscere più o meno a tutti personaggi secondari, affascinanti e magari poco sfruttati, ma che nella loro particolarità potrebbero invece giocarsi bene le loro carte e avere ancora molto da dire. Doctor Strange è il chiaro esempio di come un progetto cinematografico possa ridare luce a un character relegato fino a poco tempo fa a ruolo di comprimario o al limite a quello di pedina, magari anche importante, di vicende però allargate e corali. Invece in questo periodo il buon dottore gode di un'esposizione mediatica prima impensabile, tra servizi in tv, il film al cinema, una serie regolare a lui dedicata (e non accadeva da un po'), ristampe in volume di vecchie storie e addirittura una collana settimanale allegata ai quotidiani con una selezione di varie sequenze dedicate al personaggio provenienti dai periodi più disparati della storia della Marvel Comics. Non male per la creatura di Steve Ditko (papà anche di Spider-Man) nata nel lontano 1963 sulle pagine di Strange Tales.
Il film di Derrickson, inserito nel Marvel Cinematic Universe, aggiorna le origini del personaggio all'epoca moderna, mantenendone intatti i punti salienti e i risvolti caratteriali. Neurochirurgo dotato, tanto brillante quanto vanesio e arrogante, Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) si preoccupa più che altro della sua fama e della sua carriera cercando continuamente casi in grado di donargli maggiore prestigio. In seguito a un incidente d'auto, causato dalla sua stessa arroganza, le sue mani vengono irrimediabilmente compromesse, il miglior neurochirurgo del mondo non può più operare ne guarire nessuno. Inizia la personale discesa agli inferi di uno Stephen Strange che ha perso tutto ciò che per lui aveva importanza, incapace di apprezzare le cose che realmente possono riempire una vita, a partire dalla devozione della bella collega Christine Palmer (Rachel McAdams). Ma dove non può arrivare la medicina può arrivare lo spirito, Strange viene a conoscenza di uno strano culto sito a Kamar-Taj in grado di compiere miracoli, qui il buon (?) dottore si trasformerà da neurochirurgo a guardiano mistico, un combattente sulla strada per divenire il nuovo stregone supremo.
Con Benedict Cumberbatch, già a suo agio nei panni di personaggi altezzosi grazie al suo Sherlock, il Marvel Cinematic Universe guadagna non solo un ottimo Doctor Strange ma probabilmente anche il miglior attore messo finora sotto contratto, tenendo conto della latitanza di Samuel L. Jackson negli ultimi film e della tendenza di Robert Downey Jr. a gigioneggiare un po' troppo nei panni di Tony Stark. La sceneggiatura del film presenta una struttura classica nell'ambito del film di supereroi nel quale è necessario narrare una storia d'origine e far quindi conoscere il personaggio alle masse. Il maggior pregio dei Marvel Studios in occasioni come queste è la linearità e la chiarezza che porta in video a uso e consumo dei suoi spettatori che, senza problema alcuno, a fine visione possono affermare di conoscere il Dottor Strange, certo non in tutti i suoi risvolti, ma questa è già una gran cosa.
A stupire e a lasciare a bocca aperta è l'impianto visivo, un uso degli effetti speciali a dir poco spettacolare, probabilmente mutuato dalle sequenze parigine di Inception di Nolan, quelle dova la città si accartocciava su se stessa, ottimamente realizzato sia nelle sequenze urbane sia nella resa dei diversi piani di realtà visitati da Strange, prima tra tutte la dimensione oscura dominata dall'entità malevola Dormammu. Le realtà alternative si rifanno all'idea di Ditko di creare un universo fantastico, colmo di colori sgargianti, creature incredibili, prospettive distorte e realtà nascoste che all'epoca legarono il fumetto al movimento della psichedelia in voga in quegli anni, nel film omaggiato anche dalla presenza in colonna sonora di Interstellar overdrive dei Pink Floyd. Rimanendo su Nolan la prima parte del film può ricordare l'addestramento di Bruce Wayne in Batman begins, ma in effetti l'origine di Strange prevedeva qualcosa di molto simile. Presenti anche qui i soliti siparietti ironici, più che altro affidati alla cappa della levitazione di Strange, il cameo di Stan Lee, le usuali scene al termine dei titoli di coda (qui ce ne sono due) e la consueta dose di azione. Da sottolineare l'ottima resa del costume di Strange, ben inserito nel contesto e l'apporto di un bel cast che con Benedict Wong, Tilda Swinton, Mads Mikkelsen e Chiwetel Ejiofor trova degli ottimi interpreti.
Ora si guarda a Logan (anche se non rientra nel MCU) che dovrebbe essere, speriamo, l'ultima pellicola per ora dedicata a Wolverine.
Dal mio blog: http://lafirmacangiante.blogspot.it/
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