Regia di Giulio Morelli vedi scheda film
Mariù, sorella di Giovanni Pascoli, frequenta l’ingegnere Sandro, in apparenza un ottimo partito. Almeno fino a quando si scopre che il patrigno di Sandro è il capitano Baroni, fortemente sospettato come assassino di Ruggero Pascoli, padre di Mariù e di Giovanni.
Non è chiaro se Maria – detta Mariù – Pascoli, sorella del poeta Giovanni e curatrice dei suoi archivi, sia mai riuscita a vedere questa pellicola datata 1953, anno della morte della suddetta. Il problema sta tutto nel fatto che, a quanto sostiene Wikipedia, per una serie di problematiche distributive Cavallina storna riuscì a essere diffusa in pubblico solamente nel 1956; indubbiamente però Mariù Pascoli deve aver saputo della realizzazione del lavoro, che si presume aver ricevuto la sua approvazione. Perché il film prende spunto da quattro poesie pascoliane, innanzi tutte ovviamente La cavalla storna, e a ogni modo tratteggia un racconto fin troppo agiografico delle vicende della famiglia del poeta, eccedendo qualsiasi standard di riverenza e di ossequiosità. Se il nome del regista, poi, dice piuttosto poco (Giulio Morelli è stato un oscuro mestierante del nostro cinema a cavallo tra gli anni Quaranta e i Cinquanta, dirigendo in tutto tre titoli), quantomeno il cast riserva piacevoli sorprese e relativi volti noti: Gino Cervi, Franca Marzi, Paola Barbara, Carlo Ninchi, Clelia Matania, Cesare Danova ed Emma Baron sono quelli principali. La sceneggiatura reca le firme di Morelli, Ettore Maria Margadonna, Jacquer Remy e Nelly Vucetich con la consulenza di Cesare Zavattini, ed effettivamente è un lavoro non troppo raffinato, che guarda più alle emozioni facili che alla costruzione di personaggi e situazioni. Il finale, con la punizione divina del colpevole, è francamente eccessivo da qualsiasi punto di vista lo si voglia inquadrare. 3,5/10.
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