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Luce mia

Regia di Lucio Viglierchio vedi scheda film

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La recensione su Luce mia

di supadany
7 stelle

TFF 33 – Festa mobile

Di fronte a certi temi e relativi sviluppi, diventa realmente complicato stabilire la giusta distanza dai fatti descritti anche se questi non ti toccano direttamente per esperienze analoghe.

Basta davvero un attimo per empatizzare con chi le vive e/o le ha vissute, a partire dal fatto che nel dolore ed in una via crucis piena di sofferenze e distanze che si accorciano ed allungano nel giro di pochi giorni (cha paiono battiti di ciglia), riescono a trasmetterci un lascito, tanto semplice quanto inequivocabilmente di enorme valore.

 

scena

Luce mia (2015): scena

 

Luce mia” è semplicemente il soprannome usato in casa Viglierchio per parlare della malattia di Lucio, di professione montatore in questo caso regista nel corso degli anni, con un nome meno traumatizzante di “leucemia mieloide acuta”, ed inoltre si coniuga perfettamente con tutto quanto rende importante ogni secondo della vita.

Vita che troppo spesso ci dimentichiamo di vivere nella sua pienezza, in questo senso, oltre a Lucio, viene seguito dallo stesso il percorso della medesima malattia con Sabrina e la sua tempra, le sue parole e la sua forza di volontà dovrebbero insegnarci qualcosa.

Una malattia, come altre molto gravi per inteso, che ti cambia per sempre, che si prende un pezzo di te e che, nel bene come nel male, non ti lascerà più, perché se la guarigione è possibile, controlli mensili vanno continuati nel tempo per assicurarsi che non faccia ritorno.

Certo, non si tratta di una visione facile, non lo vuole essere, d’altronde rimane un report, di cure, di emozioni, di speranze ed illusioni, ma andrebbe caldeggiata, troppo spesso sembra quasi che affrontare la lotta dell’essere umano per la propria sopravvivenza, e non in chiave di finzione, sia un tabù, un qualcosa che è meglio evitare.

Indubbiamente, un caloroso abbraccio va a Lucio Viglierchio, mentre di Sabrina non può che essere ricordato il suo sorriso segnato, due occhi tremendamente comunicativi e le sue parole consapevoli, ad esempio di fronte alla visione del Monviso innevato, che danno vita a riflessioni sull’importanza della vita e sulla necessità di non mollare mai.

A cuore aperto.   

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