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Quella piccola differenza

Regia di Duccio Tessari vedi scheda film

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La recensione su Quella piccola differenza

di mm40
3 stelle

Marino Maria Marini è un imprenditore di successo, arbitro di calcio nel tempo libero, sposato e con un paio di amanti da soddisfare. Tutto fila liscio nella sua vita fino al giorno in cui il dottore diagnostica a Marino una stranissima malattia: l'uomo sta infatti lentamente trasformandosi in una donna. Lui naturalmente non vuole saperne di accettare la sua nuova condizione, eppure tutti attorno a lui cominciano a notare segni sempre più evidenti di femminilità in Marino.


Uno spunto esile esile, una struttura non particolarmente elaborata, un finale sopra le righe che tenta in qualche modo di salvare la situazione: Quella piccola differenza è una pellicola fin troppo evidentemente figlia dei suoi tempi – esce infatti in un 1969 nel quale il cinema italiano comincia a osare qualcosina di più negli argomenti e nei toni virando verso un blando erotismo, complice l'allentamento delle maglie della censura – ma comunque piuttosto misera nei contenuti. Duccio Tessari veniva da una serie di discreti successi di cassetta, in particolar modo nel filone dello spaghetti western, e qui firma anche la sceneggiatura insieme a Giorgio Salvioni, partendo da un soggetto di Sergio Corbucci; come protagonista sceglie lo spigliato, ironico Pino Caruso, a cui va riconosciuto l'impegno nel portare in scena un personaggio a tutti gli effetti monodimensionale, non molto approfondito insomma. Tra gli altri interpreti: Ely Galleani, Juliette Mayniel, Michel Bardinet, Carlo Hinterman, Victoria Zinny. Nonostante la confezione dignitosissima e lamano salda di Tessari dietro la macchina da presa, il problema qui è proprio – a fronte dello spunto esile di partenza, di cui in incipit – la mancanza di una storia intrigante, curiosa, originale. 3,5/10.

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