Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
VOTO 10/10 Capolavoro bunueliano all'insegna di una visione molto pessimista del mondo e dell'esistenza umana dominati dalla malvagità e dalla sopraffazione su chi intende fare del bene. La forza espressiva delle immagini è straordinaria, ma la sostanza del discorso è angosciante, con il fallimento della missione redentrice della protagonista e il predominio di individui governati da pulsioni oscure, perverse e contraddittorie. Il film fu girato da Bunuel in Spagna su invito del dittatore Franco, e fu una sorta di sfida che il regista lanciò al regime fascista allora vigente nella sua patria, col risultato di un grosso scandalo politico e religioso che fece rischiare seriamente alla pellicola di essere distrutta. Tuttavia, rivisto oggi, risulta più provocatorio e iconoclasta che non blasfemo, poichè, nonostante il chiaro attacco alle idee più retrograde e conservatrici della società e della religione spagnola, non mi sembra che vi sia un'intenzione di offendere la Chiesa in maniera che risulti fine a se stessa. La famosa scena in cui i mendicanti replicano le pose degli apostoli nell'Ultima cena di Leonardo può essere interpretata in diversi modi, ma principalmente come un tentativo da parte di Bunuel di eliminare la connotazione religiosa della scena e di ricordarci le qualità umane degli apostoli, un po' come in certi dipinti di Caravaggio. La scelta è ovviamente provocatoria, poiché Bunuel intende sfidare una certa ipocrisia religiosa e ci mostra i mendicanti in quanto persone reali, con difetti reali. La loro presenza e il loro comportamento ci offende? Quanto siamo disposti a perdonare della loro bruttezza e volgarità, e della loro povertà? Forse che la loro presenza non sarebbe bene accolta alla tavola del Signore? A giudicare dalla reazione del Vaticano, che giudicò il film immorale e lo mise al bando, evidentemente no. Dunque, in questo senso il film non è blasfemo. E la potenza visionaria di molte scene, come quella famosa dell'orgia dei mendicanti e del ballo sacrilego sulle note dell'Alleluia di Handel, è ancora oggi intatta. Ottime le interpretazioni di Silvia Pinal, Fernando Rey e Francisco Rabal, ottima anche la sceneggiatura dello stesso regista e di Julio Aleandro (scrittore di matrice cattolica). Un film inquietante e adulto, scioccante e intelligente. La Pinal era la moglie del produttore Gustavo Ala triste e trovò in questo film sicuramente il ruolo più importante di una carriera non eccezionale, Fernando Rey è alla prima delle sue collaborazioni col regista che lo trasformeranno in un suo perfetto alter ego e in una maschera del tipico hidalgo spagnolo, qui affetto da feticismo e necrofilia. Meritata Palma d'oro a Cannes, seppur in ex-aequo con il meno riuscito "L,'inverno ti farà tornare", ma in Spagna il film poté essere proiettato solo a partire dal 1977.
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