Regia di Hadi Hajaig vedi scheda film
Un agente segreto inglese (Bean) dà la caccia a una cellula di terroristi che sta seminando il panico a Londra a suon di attentati. Istruito a dovere da un’ambigua superiore (Rampling) che, quando si tratta di fare il conto degli effetti collaterali (leggi: vite umane), fa spallucce come se stesse scegliendo tra sushi o pizza, l’uomo cerca soprattutto di agguantare un fondamentalista islamico (Galeya) che sta preparando l’ennesimo attentato. Tra morti innocenti, doppiogiochisti ed esibizioni muscolari, l’uomo scoperchierà il vaso di Pandora dei servizi segreti della corona – un vaso in cui, a quanto pare, la confusione regna sovrana.
Scritto, prodotto, diretto e per fortuna non interpretato (bastano i primi tre ruoli) da Hadi Hajaig, Cleanskin è un thriller senza capo né coda, che sul tema della radicalizzazione (chiamare didascalici i siparietti dove il giovane terrorista viene catechizzato dall’imam di turno è un eufemismo) ammassa grand guignol, scantonate sentimentali, flashback e flashforward, inseguimenti e scazzottate, il tutto in un impasto che nemmeno i film in notturna su ReteCapri e con un cast reclutato in qualche canile britannico. Il film vorrebbe anche elevarsi a raffinato dramma morale, mostrando entrambi i lati della medaglia, ma finisce col lucidare a casaccio una monetina truccata.
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