Regia di Victor Fleming vedi scheda film
"Via col vento" è un film mitico, un'apoteosi del cinema hollywoodiano classico, amato dal pubblico negli States e poi in tutto il mondo, generalmente maltrattato dalla critica. In teoria non ci sarebbe altro da aggiungere poiché sul film sono gia' stati versati fiumi di inchiostro, ma ci rimango sempre male quando leggo le recensioni o le opinioni negative di personalità influenti della critica come Giovanni Grazzini, Natalia Ginzburg, Giulio Cesare Castello, Ennio Flaiano, Jacques Lourcelles, Stanley Kauffmann, Richard Schickel, Andrew Sarris ecc... (gli ultimi tre, per chi non li conoscesse, sono influenti critici cinematografici americani).
Perchè la cultura "alta" odia il film e lo taccia di mediocrità a livello estetico e artistico? A mio parere si tratta di un caso di snobismo culturale eccessivo e fastidioso, perchè il film ha molti pregi su cui poter contare, molte sequenze che si imprimono comunque nella memoria, vuoi per l'aspetto figurativo dovuto all'affascinante fotografia in Technicolor di Ernest Haller e Ray Rennahan, dalle tinte corpose e sgargianti per un film del 1939 (memorabili le sequenze dell'assedio di Atlanta), vuoi per la resa complessiva del cast.
A mio parere fra gli attori l'elemento un po' invecchiato risulta Leslie Howard, troppo flemmatico e compassato come Ashley Wilkes, ma sia Clark Gable che Vivien Leigh sono bravissimi, anzi direi insostituibili nei loro ruoli diventati iconici, hanno la chimica giusta e sanno costruire due personaggi vivi, energici, affascinanti anche nelle loro debolezze. Fra i comprimari direi che la migliore è certamente Olivia De Havilland come Melania, esempio di virtù coniugale resa con partecipazione dall'attrice, mentre Hattie McDaniel nella parte di Mamie è una presenza importante più per un discorso legato alla vittoria dell'Oscar, il primo assegnato ad un'attrice di colore, che non in termini effettivi di performance.
Il film si lascia seguire con un autentico coinvolgimento emotivo soprattutto nella prima parte, che arriva fino allo scoppio della guerra di Secessione, la più efficace e concisa; a tratti risulta certamente un po' prolisso e non evita qualche facile soluzione melodrammatica, soprattutto nella parte del matrimonio fra Rhett e Rossella che accumula troppe disgrazie, ma resta nel complesso opera degna di tutto il rispetto possibile, se non forse di vera e propria ammirazione.
Purtroppo "Via col vento" sconta, a posteriori, di non essere stato diretto da un grande regista: il suo vero autore fu il produttore David O. Selznick, ma per diventare un capolavoro assoluto forse avrebbe necessitato della regia di George Cukor, un vero maestro che fu licenziato dopo tre settimane e sostituito con Victor Fleming, onesto artigiano che però non ha saputo dargli un'impronta autoriale riconoscibile. In definitiva, un film a cui resto legato per motivi personali e affettivi imprescindibili, che mi ha regalato tante emozioni e mi ha fatto sognare in un periodo in cui andavo scoprendo il cinema, anche se probabilmente non ha la consistenza artistica dei più grandi capolavori del cinema americano, ma resta ugualmente un prodotto memorabile dello studio system dell'epoca d'oro di Hollywood. Sulla spinosa questione del presunto razzismo dell'opera, che tante critiche gli ha attirato negli ultimi anni, io posso limitarmi a dire che "Via col vento" è figlio dell'epoca in cui è stato realizzato, che la visione in parte idealizzata del periodo della guerra di Secessione era sicuramente contenuta nel romanzo di Margaret Mitchell su cui è basato, ma che secondo me non è razzista come lo risulta ad esempio "Nascita di una nazione", ma presenta solo alcuni momenti un po' problematici da questo punto di vista come la scena del maltrattamento di Prissie da parte di Rossella, nonché alcuni stereotipi sugli schiavi neri come Pork, ma che questo va ricondotto all'epoca in cui fu girato, gli anni Trenta, e non può risultare un elemento sufficiente a squalificarlo artisticamente rispetto ai notevoli meriti precedentemente esposti. Straordinari, infine, alcuni momenti più propriamente "visivi" come il lento movimento di gru ascendente che va ad includere la massa di feriti e morti nella scena alla stazione di Atlanta in cui Rossella cerca un medico che aiuti Melania a partorire. Otto premi Oscar fra cui Miglior film più due premi speciali, ma scandalosa la non assegnazione della statuetta del miglior attore a Clark Gable.
voto 9/10
Via col vento (1939): Vivien Leigh
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