Espandi menu
cerca
Vertigine

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Letiv88

Letiv88

Iscritto dal 27 maggio 2019 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 81
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Vertigine

di Letiv88
7 stelle

Un noir sofisticato e ossessivo, dove ogni dettaglio amplifica tensione e mistero. Non perfetto, ma imprescindibile per chi ama il noir classico.

Uscito nel 1944, Vertigine è uno dei noir più eleganti e psicologicamente intensi degli anni ’40, diretto da Otto Preminger. Il film vive di atmosfere ossessive e tensioni sottili, dove desiderio, memoria e idealizzazione si intrecciano nelle relazioni tra i personaggi. Preminger costruisce un mondo in cui ogni dettaglio visivo — dagli interni lussuosi agli specchi — contribuisce a creare mistero e fascinazione. La suspense non si regge su colpi di scena spettacolari, ma sulla dinamica dei rapporti e sul modo in cui Laura influenza le vite di chi la circonda, generando ambiguità tra realtà e percezione.

Laura Hunt (Gene Tierney), giovane e brillante direttrice pubblicitaria, sembra essere stata vittima di un omicidio nel suo elegante appartamento. L’ispettore Mark McPherson (Dana Andrews) conduce l’indagine interrogando amici e conoscenti di Laura, tra cui l’acuto e teatrale Waldo Lydecker (Clifton Webb) e l’affascinante Shelby Carpenter (Vincent Price). Attraverso testimonianze e flashback emergono dettagli sulla vita di Laura e sull’effetto che il suo fascino esercita su chi le sta intorno. Nel corso dell’indagine, McPherson resta sempre più attratto dal suo ritratto, simbolo di un’assenza che diventa ossessione. La linea tra realtà, idealizzazione e proiezione soggettiva si fa sempre più sottile, trasformando l’indagine in un gioco psicologico in cui desiderio e memoria si confondono fino all’ultimo momento.

Preminger subentrò alla regia dopo il licenziamento di Rouben Mamoulian, imprimendo al film una coerenza stilistica che si percepisce in ogni inquadratura. Dirige con precisione glaciale, evitando virtuosismi e concentrandosi sull’eleganza dello spazio, della luce e degli specchi, che riflettono lo stato d’animo dei personaggi e l’inaccessibilità di Laura. La suspense nasce dall’osservazione delle loro ossessioni e dei rapporti che li legano, più che dall’azione. Joseph LaShelle, direttore della fotografia, costruisce un bianco e nero capace di amplificare l’atmosfera onirica e inquietante del film, premiato con l’Oscar 1945 per la miglior fotografia in bianco e nero.

 

Tratta dal romanzo Laura (1943) di Vera Caspary, la sceneggiatura — firmata da Jay DratlerSamuel Hoffenstein e Betty Reinhardt — mantiene l’intreccio del giallo classico ma lo trasforma in un’indagine sulle ossessioni e sulla percezione ideale degli altri. Flashback e testimonianze creano tensione e ambiguità morale, mentre i dialoghi delineano i personaggi senza semplificarli. Preminger plasma il film in modo da rendere Laura più un’idea fascinosa e ossessiva che una presenza concreta, rafforzando il triangolo psicologico e la tensione tra i protagonisti.

Gene Tierney è Laura: fragile e ambigua, capace di dominare la scena anche da assente. Dana Andrews interpreta McPherson con sobrietà e lucidità, trattenendo le emozioni mentre la tensione cresce. Clifton Webb, nei panni di Lydecker, è elegante, teatrale e pungente, incarnando l’intellettuale ossessivo che muove la vicenda più di quanto sembri. Vincent Price è Shelby, figura ambigua e affascinante che completa il triangolo maschile.

Preminger li scelse personalmente, convinto che la loro presenza avrebbe accentuato la tensione psicologica e l’ossessione dei personaggi. Anche i ruoli secondari, tra cui Judith Anderson e Dorothy Adams, contribuiscono a creare un microcosmo elegante e claustrofobico, coerente con l’atmosfera del noir.

Il tema musicale di David Raksin fu composto in tempi rapidissimi ma divenne subito iconico, contribuendo a rendere Vertigine memorabile anche a distanza di decenni. La melodia, malinconica e intensa, è stata reinterpretata da numerosi musicisti ed è oggi considerata un classico.

Il celebre ritratto di Laura, fulcro visivo e simbolico del film, non è un vero dipinto ma una fotografia di Gene Tierney ritoccata a olio. Preminger, insoddisfatto delle versioni iniziali troppo artificiali, scelse questa soluzione per ottenere un’immagine perfetta: realistica e allo stesso tempo irraggiungibile. Un volto che sembra vivo ma resta immobile, esattamente come l’idea di Laura nella mente dei personaggi.

Vertigine ricevette nomination agli Oscar del 1946 per la miglior regia (Otto Preminger)miglior attore non protagonista (Clifton Webb) e miglior sceneggiatura non originale, confermando la precisione e l’unicità della sua produzione. Il nome di Laura Palmer in Twin Peaks è un omaggio diretto al personaggio di Preminger, a sottolineare il legame tra mistero, fascino e tensione psicologica.

Vertigine è un noir psicologicamente raffinato e stilisticamente coerente. La freddezza e l’ambiguità di Laura trasformano ogni interazione in un gioco sottile di desiderio, memoria e fascinazione. La tensione cresce attraverso lo spazio, la luce e le relazioni tra i personaggi, più che tramite l’azione. Regia precisa, fotografia impeccabile e cast formidabile costruiscono un mondo elegante e inquietante che cattura lo spettatore fino all’ultimo fotogramma.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati