Regia di Sam Mendes vedi scheda film
Un puzzle godibile in cui si giocherella con molti elementi che hanno fatto la storia del Bond cinematografico.
007: Spectre (2015): Daniel Craig
Il ventiquattresimo episodio della saga di James Bond (il quarto della serie iniziata con Casino Royale) è distinto ed elegante, nonostante non bissi la trionfale intelligenza dimostrata prepotentemente dal suo antefatto (Skyfall). Il taglio registico di Sam Mendes, preciso e dettagliato, è ancora diviso fra passatismo e modernità, combinati con sapienza in un puzzle godibile in cui si giocherella con molti elementi che hanno fatto la storia del Bond cinematografico: tornano la clinica montana di Al servizio segreto di sua Maestà e la sede nel deserto di Una cascata di diamanti e c'è anche tempo per un viaggio in treno a memoria di quello in Dalla Russia con amore. Le scene d'azione (come quella di apertura, in cui 007 sventa da solo un attentato terroristico a Città del Messico) puntano al rialzo e Neal Purvis, Robert Wade, John Logan e Jez Butterworth continuano l'analisi caratterial-psicologica già cominciata dei personaggi, ma questa volta sbagliano su qualche raccordo narrativo messo a fuoco con sbrigatività. Poco male: Léa Seydoux è una fantastica Bond girl e Christoph Waltz ha il giusto carisma per interpretare Blofeld, capo della Spectre. Sempre bravo Daniel Craig e con lui Ralph Fiennes. Monica Bellucci recita in quattro minuti totali.
Come per Skyfall, musica di Thomas Newman. Writing's on the Wall è cantata da Sam Smith.
BUON film (7) — Bollino GIALLO
VISTO al CINEMA
007: Spectre (2015): locandina
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