Regia di Gleb Panfilov vedi scheda film
Uno scrittore con la vita sentimentale piuttosto in disordine, tira a campare in un paesino di provincia, attendendo un'ispirazione sfuggente e capricciosa per il suo prossimo libro.
Si tratta di una pellicola che era stata “congelata”, e poi “scongelata” negli anni del disgelo. Essa appare, tuttavia, come una critica solo velata alla posizione degli intellettuali in Unione Sovietica, soprattutto nei confronti del potere. Evidentemente, però, se i censori si sentirono disturbati dal film, si deve citare il proverbio “A buon intenditor poche parole”. Detto tra parentesi, questa sceneggiatura era stata rifiutata da alcuni tra i maggiori cineasti russi (tra cui Nikita Mihalkov), anche se non possiamo essere sicuri dei motivi.
Dall'altra parte, c'è forse solo bonaria ironia nel personaggio del poliziotto stradale che applica il codice alla lettera. È stato inviato dal suo comando in un luogo dove passa sì e no qualche sparuta automobile, guidata dagli abitanti del luogo (i pochi che ce l'hanno), che egli peraltro conosce per nome.... Evidentemente, bisognava impiegare il ragazzo in qualche modo, e non si era trovato di meglio.
Fatta questa premessa, mi convinco sempre più che Gleb Panfilov fosse un regista di alto livello, e ben più che un manovale messo lì a dirigere un film. Nelle pellicole di Panvilov si riconosce la mano di un artista, il quale possiede il suo stile personale e non teme di farcelo vedere, anche se esso è a volte diverso dallo stile più classico e ovvio.
La prima parte di questa pellicola, ad esempio, è girata con campi lunghi o medi, e solo a poco a poco la cinepresa si avvicina agli attori che parlano. A farla da padroni sono, in questa fase, dei bellissimi paesaggi innevati attorno a qualche piccolo centro perduto per le pianure russe.
Quando l'intreccio prende forma (sembra di no, ma è proprio un intreccio) e la tensione drammatica sale, i dialoghi vengono inquadrati da vicino, anche se non viene abbandonata l'inquadratura da lontano, che ritorna sempre. Credo che il regista volesse in tal modo farci vedere l'insieme, senza farci partecipare troppo al destino di alcun personaggio.
L'unico difetto, che imputo ad un film altrimenti molto ben fatto, è quello di tessere la sua tela in modo un po' troppo tenue, e di essere troppo fugace e allusivo negli snodi chiave. In tal modo, ci si ritrova a supporre ed arguire quali siano i rapporti (soprattutto pregressi) tra i personaggi, e a rimanere a volte incerti su cosa realmente accada o sia accaduto prima. Una cosa è certa: i sentimenti si intrecciano, e il cuore è uno zingaro.
A coloro ai quali capitasse a tiro (non è facile...), lo consiglio.
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