Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Ottimo esordio di Pietro Germi che realizza una pellicola in cui il neorealismo è arricchito da sfumature noir. Da recuperare.
Esordio di polso per Germi che come aiuto regista si porta l'amico Monicelli. La pellicola è a metà tra neorealismo nostrano e noir d'oltreoceano, più verso il secondo. Il dramma iniziale sembra tutto giudiziario ma presto la scena si sposta fuori e diviene d'improvviso sfaccettata: c'è la storia d'amore, c'è il turbamento del protagonista, c'è l'ambiguo personaggio del ragioniere. La psicologia umana e i suoi chiaroscuri si intrecciano tra loro dando vita a un quadro sempre in movimento, in cui è difficile capire come evolverà la trama. Il testimone che dà il titolo alla pellicola è un burocrate che ha scandito la sua vita attraverso un preciso e costoso orologio sulla cui affidabilità è pronto a scommettere la sua stessa integrità, e quando l'avvocato dell'imputato ne altera abilmente il funzionamento getta nel dubbio non solo la sua testimonianza ma tutte le certezze di un'esistenza. Nel finale tutte queste umanità travagliate trovano un unico raccordo, sfuggendo alla facile soluzione per puntare su una redenzione che accolga tutti.
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