Regia di Jaco Van Dormael vedi scheda film
La figlia di Dio, un ometto laido e dispettoso, decide di boicottare la sua opera: assistita dal più celebre fratello, scende sulla terra per trovarsi altri sei apostoli e un segretario che scriva il nuovo Nuovo Testamento (titolo originale del film), non senza prima aver comunicato via sms a ogni essere umano quanto gli resta ancora da vivere. Van Dormael continua a praticare il genere della visione mistica in stile Fantozzi, come ai tempi di L’ottavo giorno (c’è anche Pascal Duquenne in una scena, e una divisione in parti scandita da didascalie: Genesi, Esodo, sei Vangeli e Cantico dei Cantici) ma con risultati decisamente migliori: è un film squinternato, con eccessi di grottesco (in primis Catherine Deneuve a letto con un gorilla), ma la sua allegra malinconia è irresistibile; divertenti soprattutto le storie di Aurélie (“Nel palazzo sette uomini sono sinceramente innamorati di lei: due di loro hanno più di 84 anni e uno ne ha meno di 11. 218 uomini hanno semplicemente voglia di farsela, e per la quasi totalità delle donne è soltanto una sciacquetta provocante”) e dell’Erotomane, segnato per sempre dall’apparizione di una ragazza sulla spiaggia quando era bambino. La morale (Dio, se esiste, è un Arimane in minore che si diverte malignamente a tormentarci) sembra pensata da Leopardi, e lo spettacolo di uomini e donne liberati dalla paura del futuro è impressionante: le guerre cessano immediatamente, le agenzie di assicurazione falliscono, le religioni sono in ribasso, la gente cerca di vivere in modo più consapevole il tempo che ha a disposizione. Solo il finale troppo zuccheroso delude, prendendo la strada più facile.
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