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L'attimo fuggente

Regia di Peter Weir vedi scheda film

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La recensione su L'attimo fuggente

di simonebulleri
8 stelle
Vermont, 1959.
Nel rigido e pettinato collegio maschile di Welton, arriva un nuovo insegnante di letteratura, dai modi insoliti quanto innovativi.
Alcuni studenti coglieranno i suoi insegnamenti, rifondando anche l'antica setta dei poeti estinti.
Reduce dal successo di Witness - Il testimone (1986), film a torto poco ricordato, e futuro regista di The Truman show (1998), l'australiano Weir si trova per le mani l'eccezionale sceneggiatura di Tom Schulman, premiata poi con l'Oscar per il miglior script originale, e dirige con mano ferma e ispirazione alta uno dei film più intensi e commoventi del cinema statunitense.
Quasi pleonastico sarebbe, in questo breve commento, ricordare l'eccelsa prova attoriale del compianto Robin Williams, forse nel ruolo della vita, e cioè quello dell'immortale prof. John Keating
che usa la letteratura per far sbocciare (a volte, involontariamente, anche esplodere) l'anima a quel drappello di giovani (bravissimi) già destinati ad una precoce vecchiaia di omologazione.
L'attimo fuggente è un film pressoché perfetto.
E, al contempo, molto criticato, soprattutto di recente, ma tutto è perfettamente in linea con questi tempi di abbacinante miseria spirituale. Dove la fruttifera poesia sembra (sembra!) aver lasciato il campo a un materialismo asfittico e mortifero.
Nonostante questo, l'Attimo fuggente è un film che intacca la scorza, "che scava con la testa" e - fortunatamente - trova il modo di parlarci ancora. Di amicizia, di senso d'appartenenza, di come evitare una vita di quieta disperazione, e - soprattutto - dell'importanza di far sentire l'originalità della propria voce, ad ogni costo, anche se tutto sembra (sembra!) remare contro, e dirti che tutto è perduto.
E anche se molto è perduto, poco importa fino a che continueremo a far risuonare il nostro "barbarico YAWP sopra i tetti del mondo."
Da vedere e rivedere, anche grazie ai favolosi quadri di luce di John Seale.
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