Regia di Dario Argento vedi scheda film
LA MORTE COME PRESAGIO DI STATICITA'
Se non ci fosse stato Profondo Rosso, Suspiria sarebbe stato il capolavoro di Dario Argento. Il regista romano qui è alla sua prima volta nelle radici ancestrali, profonde e gotiche dell'horror all'italiana, seguendo la scia di Mario Bava. Un acuto grido entra nella nostra testa e non esce più, come se fosse un sibilo agghiacciante che dà un presagio di una morte istantanea. Lo schema della morte non è intricato come in Profondo Rosso, le uccisioni sono meno rispetto a Profondo Rosso, ma la calma e la tranquillità, tipiche del cinema di Dario Argento, sono messe in risalto con delle visioni magiche da vero cineasta che non è più. Almeno per ora. Come tutti gli horror italiani famosi - pensiamo a Fulci o al già citato Bava - le interpreti sono straniere e poco conosciute. Qui è la volta di Jessica Harper, la quale aveva già lavorato con registi del calibro di Brian De Palma o Woody Allen, che interpreta Susy Benner. Ci sono molti altri interpreti ma tutto ruota sulla figura della protagonista che esprime il dolore con una forza di spirito che non ha pari, nonostante sia stata presa di mira dalla cattiva di turno. Il film è il primo di una delle due trilogie del regista, in questo caso denominata La Trilogia delle Tre Madri, il motivo è che in ognuno dei tre film che compongono la trilogia figura una strega, la quale viene chiamata Mater con un altro riferimento. Il secondo film della triolgia è Inferno mentre il terzo e bruttissimo La Terza Madre.
In questo primo film della trilogia la protagonista è Susy Benner, ballerina classica che si reca a Friburgo per specializzarsi nell'accademia di danza. Al suo arrivo piove fortissimo e, appena arrivata davanti all'accademia, vede una ragazza uscire mormorando qualcosa di incomprensibile. Così, mentre quest'ultima corre via, lei citofona. Gli risponde una ragazza a cui dice di non conoscerla. L'indomani riprova e viene accolta all'accademia di danza. Qualcosa dentro quella scuola non quadra e Susy, insieme a una ragazza che ha conosciuto all'accademia, comincia a indagare, anche perchè la sera prima è stato commesso un omicidio.
In questo film si possono notare tantissimi rimandi al genere horror italiano in sè e anche a qualche nota di Argento che lo ha reso un cineasta magistrale, a quel tempo.
Il cieco con il cane che suona il pianoforte all'accademia sembra un rimando al film di Fulci L'Aldilà...E Tu Vivrai nel Terrore!! peraltro distribuito successivamente a questo di Argento. L'unica differenza è che nel film di Fulci la persona cieca era una donna. La morte di entrambi i cieci è la stessa, ovvero che il cane viene influenzato da qualcosa di paranormale, quindi comincia a mordere il collo al padrone.
Le solite creature schifose del cinema di Argento che corrispondono al nomignolo "verme". Il regista riprenderà questi animali nell'ultimo suo grande film, Phenomena. Infatti in quest'ultimo i vermi si trovano un pò dovunque, specialmente nella casa del bambino deformato. Qui invece appaiono in soffitta, nell'accademia.
Il solito uomo deformato che è sempre presente, in ogni inquadratura. In questo film è il cameriere che siccome aveva una malattia alle gengive, si è tolto tutti i denti. Personaggio molto sinistro. I rimandi ad altre pellicole del regista sono un infinità, a cominciare dal già citato bambino deformato di Phenomena. Questi personaggi deformati servono nel cinema di Dario Argento. Il perchè è semplice. Per far prendere uno spavento incredibile anche per quel poco che ci stanno. Sono solo burattini nei film di Argento. Ma non si ribellano. Gli piace il gioco e lo applicano in maniera agghiacciante.
La scuola come strumento di ossessione psicicha da parte della protagonista e come nascondiglio sicuro del male, nel suo essere, specialmente. Il rimando potrebbe essere sempre legato al film Phenomena. Anche lì la protagonista entrava in una prestigiosa scuola. L'ambiente è molto importante nell'horror gotico. Basti pensare a La Casa Dalle Finestre che Ridono. Gli ambienti sono sempre oscuri e potrebbe succedere qualcosa da un momento all'altro. La suspence è sempre altissima. Gli ambienti funzionano solo con una colonna sonora da brivido. Il film in questione ha le carte in regola per essere il miglior horror gotico italiano di sempre.
Quel maledetto colore rosso. Rosso come il sangue. E se fosse stato nero il regista l'avrebbe tinto di rosso. Rosso come il finale di Profondo Rosso. Rosso come il sangue in tutti i film di Argento. Rosso come le "risate" ne La Casa Dalle Finestre che Ridono. Rosso come l'Inferno. Rosso come le ambientazioni, in questo caso, della scuola di danza. Il rosso è dappertutto nel cinema di Dario Argento. Eppure il regista tifa Lazio. La Roma non la vuole nemmeno sentire. La roma di che colore è? Rosso.
Arte Naif che fa presumere sempre di più a un arrivo inaspettato del killer o strega in questo caso. L'arte Naif tipica della morte sicura. Un arte che racchiude in sè mille ossimori e che sembra invece, a un certo punto, che sia disegnata da un bambino di quattro anni. Strana la vita (Naif). Il regista ha ripreso questi elementi in tutti i suoi film. I colori, gli animali, le piante sono tutti elementi del cinema di Dario Argento pre-morte. Elementi che non si possono non notare. Come la natura.
Sangue che cola piano per far significare che il personaggio ha subito una grave malattia. Questa malattia si chiama Argento. Sangue che scende in un verso (destra) a significare una significativa espulsione di caratteri che solo il cinema di Argento sa fare. Sangue che scende in un altro verso (sinistra) a significare il riadattamento alla vita quotidiana, con varie sonnolenze appena scende notte. La notte è il presagio di Due Occhi Diabolici. Occhi gialli come il pus. Occhi gialli come il sole. Il sole non c'è in quel momento. Le morti avvengono sempre al buio. Il nero del Black Mamba che rappresenta il buio interiore che c'è dentro la mente del regista. Anche se l'Argento è ancora vivo.
Il film è una partita di scacchi. Argento il re. Solo lui. Gli altri pedine nelle sue grinfie. Le uccide quando gli pare. Le fa risorgere e le fa vivere. Loro intanto patiscono le sorti della prima delle tre madri: Mater Suspiriorum. Aspettando le altre due madri subiscono una influenza nel loro carattere che non ha eguali. Lo spettatore gode a vedere la faccia di Sonia smembrata dal vetro (altro rimando Naif) che casca dalla soffitta. Argento non mangia vermi. Li cucina e li dà in pasto alle pedine. Questo è il loro pagamento del pedaggio per essere protagonisti di un film di Argento.
La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Argento in collaborazione con Daria Nicolodi, sua ex moglie e attrice in qualche film del regista. Prodotto dal fratello minore del regista, Claudio Argento, mentre il produttore esecutivo è il padre dei due, Salvatore Argento. Fotografia meravigliosa di Luciano Tovoli. Montaggio magnifico di Franco Fraticelli. Ma la vera cosa che distingue il cinema di Argento da un altro tipo è il tema musicale. Qui è stato fatto dai Goblin che avevano già collaborato con il regista con lo spaventoso Profondo Rosso. In una parola: meravigliosamente paurosissima.
La prima delle tre madri verrà alla fine sconfitta dalla protagonista. Quest'ultima infatti si era ricordata delle parole della ragazza quando era appena arrivata all'accademia (altro chiarissimo rimando a L'uccello Dalle Piume di Cristallo in due casi: il primo è il modo di ricordarsi i fatti; il secondo è l'uccello presente nella stanza che dà accesso alla stanza della madre, similissimo proprio all'uccello nel film sopra citato). Così ha trovato il modo di sconfiggere la madre. La protagonista esce trionfante dall'accademia mentre tutto prende fuoco. Chiaro rimando al finale di Profondo Rosso.
Rosso come il fuoco ardente dentro un accademia. Ecco il vero significato del maledetto rosso di Argento. Intanto quest'ultimo chiude un altra opera di grande rilevanza e chiude trionfante con due parole.
Scacco matto.
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