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Youth - La giovinezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Youth - La giovinezza

di Captain_Mike
4 stelle

Sinceramente mi trovo un po' in difficoltà a dover esprimere un parere così negativo su di un film le cui aspettative e speranze erano molte. Speranze riposte non tanto sul blasone del regista in questione, quanto più sulle infinite possibilità che una tematica universale come questa potesse offrire nel breve spazio di una visione cinematografica. 

Partendo dalla premessa che la mia vuole essere una critica strettamente personale, quindi soggettiva, non riesco veramente a trovare qualcosa da salvare in questa ultima fatica di Sorrentino.

Un film che in 2 ore di durata non racconta nulla: la giovinezza? la vecchiaia? il rapporto tra le due? Il passato e i ricordi oppure il futuro e le sue illusioni? In due ore di film, che comunque non annoia vista la bella scenografia, le inquadrature sempre particolari di una Svizzera immacolata e un montaggio ben organizzato, non viene mai sviluppata e approfondita nessuna di queste tematiche, ma anzi si strizza l'occhio un po' a tutto con toni volutamente leggeri ( per questo ancora più fastidiosi), in una partita piena di colpi ad effetto che però non vanno mai a segno. 

Il film è a mio modo di vedere molto pretenzioso perchè non dice nulla di nuovo, non porta mai ad una riflessione, non c'è mai tensione o spazio per emozioni sincere, lasciandosi andare a dialoghi telefonati, pieni di retorica e al limite della banalità, cercando di colmare il vuoto di significati con immagini che vorrebbero provocare o meravigliare, ma sono solo lo specchio di se stesse, in rapporto con nulla, vista la povertà dell'impalcatura tematica e narrativa. Ed ecco che così il corpo e le sue nudità, oggetto d'attenzione da parte del regista, perdono tutta la loro sincerità diventando solo ridondanti e disordinate, così come la giovane miss universo che seppur bella da togliere il fiato è solo utile ad aggiungere altre battutine che già affollavano la sceneggiatura.

Che dire poi dei personaggi? Se il vecchio regista interpretato da Keitel appare quantomeno credibile nella sua ricerca del "finale" di un film che rappresenta molto di più del semplice atto conclusivo di una lunga carriera, non lo è affatto quello interpretato da Caine, un compositore d'orchestra in pensione le cui vicende familiari rimangono un mistero per tutto il film anche quando vengono svelate, con l'epilogo finale di un discorso quanto melenso quanto vuoto. Vuoti che vengono alimentati da personaggi secondari come il simpatico l'alpinista, la figlia del compositore lasciata dal marito e il giovane attore che non sa come interpretare Hitler e sceglie infine poi di farlo rappresentandone il desiderio immorale ma puro (???)

 

Premesso che per quanto questo film non mi sia piaciuto per niente la mia critica più feroce non è tanto verso Sorrentino (mica sempre si possono sfornare capolavori) ma piuttosto verso la tendenza culturale moderna (e italiana soprattutto) del conformismo culturale e della mancanza di un vero spirito critico che ti porta ad applaudire per 15 minuti un film che, per quanto possa piacere e ben lontanto dal meritarsi cotanta gloria. Un conformismo che nei saloni che contano, o peggio ancora nelle televisioni, non lasciano spazio alla minima critica ma solo ai più ipocriti e buonisti elogi.

Partendo dal presupposto che ci vorrebbe innanzitutto un po' più di onesta intellettuale nell'affrontare certe tematiche, anzi, qualsiasi tematica, perchè se poi a conti fatti non hai nulla da dire di un certo argomento certo non ti salveranno le provocazioni,i voli pindarici, o le stravaganze. Nel cinema così come in altri campi.

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