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Solaris

Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film

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Thrombeldimbar

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La recensione su Solaris

di Thrombeldimbar
6 stelle

Prima di dilungarmi in fiumi di parole lodevoli d'ammirazione e del tutto convenzionali sento il bisogno di affermare: Solaris, 167 minuti (avendo giustamente visto la versione integrale) di disperazione catatonica, ci mancavano solo i sottotitoli in cecoslovacco per gridare alla platea.. Questa volta mi trovo difronte un'impresa ardua da affrontare, cioè quella di dare un giudizio consapevole alla fantascientifica creatura di Tarkovskij. Il film può aprire le porte dell'immaginazione ad infiniti interrogativi cosmici ma perchè così tanta dissoluzione di recitazione? Il film scivola via in un profondo balatro di eccessivo dramma sistematico inspiegabile, ma provo ugualmente a raccontarvi la storia, nonché la filosofia, di questa strana parabola. 

 

In un futuro imprecisato "il triste" psicologico Kris Kelvin (Donatas Banionis) ama passeggiare nel meraviglioso giardino della dacia paterna. Il giardino, luogo dove Kris rievoca dei ricordi e l'ansia non da modo di attenuarsi probabilmente per il troppo lavoro, appare, agli occhi di chi vede, come un miraggio, un sogno, un oasi fantastica dai bei colori che solo la natura sa scaturire.. All'occorrenza il riflessivo psicologo non disdegna una bella doccia d'acqua piovana per risparmiare qualche Rublo sulla bolletta.. (stravaganti questi psicologi sovietici non trovate?). Non riesco a capirne il motivo ma questa è la parte del film che preferisco di più nonostante sia quasi completamente sottotitolata. La "Solaristica" è la scienza che studia i misteri della superficie di Solaris, un pianeta extrasolore scoperto dall'Unione Sovietica. Da anni ormai gli studi non hanno portato risultati significativi e la decisione di sospendere il progetto scientifico è sempre più imminente. Solamente il Dr. Snaut (Juri Jarvet) e il Dr. Sartorius (Anatolij Alekseevic Solonicyn) continuano a svolgere le ricerche sulla stazione orbitale intorno a Solaris, in quanto ultimi superstiti dopo il suicidio del collega il Dr. Gibarian (Sos Sargsyan). Quando l'amico del padre di Kris, Henri Berton (Vladislav Dvorzhetsky) si presenta inaspettatamente alla dacia è il momento di prendere la decisione cruciale.. Kris dovrà valutate la situazione e accettare la richiesta di Berton, cioè quella di partire per Solaris per soccorrere i superstiti ed eventualmente svolgere degli studi scientifici sul pianeta. Berton infatti agli albori della ricerca Solaristica volò sull'atmosfera di Solaris dove vide manifestarsi strani fenomeni, ma la commissione del Consiglio Astronautico liquidò la sua testimonianza come frutto di allucinazioni.

 

Seconda parte. 

 

Kris parte per Solaris e al suo arrivo trova la stazione in stato di totale abbandono, si reca presso il laboratorio del Dr. Sartorius che non ha intenzione di farlo entrare e dove si accorge immediatamente dello stato catatonico del dottore che non vuole dargli spiegazioni sull'accaduto. kris tuttavia resta incredulo quando dalla porta del laboratorio esce un nano che viene riportato immediatamente all'interno della stanza da Sartorius stesso. Così lo psicologo decide di far visita a Snaut quando nei corridoi incrocia uno sconosciuto adolescente che segue fino la cella frigorifera dove trova il corpo congelato di Gibarian.. Dopo aver dormito un sonno disturbato Kris è sempre più consapevole che i sogni nell'orbita di Solaris appaiono più reali di quanto sembrano.. Un fenomeno difficile da spiegare anche per uno stimato psicologico come lui. Solo quando si trova accanto una donna dalle sembianze identiche a quelle della compianta suicida moglie Hari, lo psicologo dubiterà fortemente del proprio stato di salute mentale. Sono solo allucinazioni o c'è qualcosa di più.. La superficie di Solaris, probabilmente costituita da melassa semiliquida dalle svariate e ignote sostanze e dai colori brillanti sta ribolllendo.. La melassa, lo strano mare di Solaris è vivo, forse è la superficie stessa del pianeta a trasformare in materia solida e a rendere reali i desideri, le angosce e tutti i pensieri degli sciagurati occupanti della stazione? Ma i tempi morti e lente conversazioni filosofiche non aiutano a tenere alto l'interesse e il film necessita di una visione di volontà forzata. Il tormento "freudiano" si intreccia con le paure reali del protagonista in un turbinio di malesseri interiori. Ma adesso lo psicologo, consapevole più che mai di quello che si deve fare, accompagna il clone di Hari alla capsula spaziale per lanciarla nello spazio. È fatta, è stato solo un brutto incubo pensa Kris. 

 

 Successivamente Snaut soccorre il provato psicologo per le ferite riportate dalla partenza del razzo. Lo scienziato superstite lo informa che con molta probabilità è stato Solaris a dar vita al clone di Hari, la quale tornerà ben presto a tormentarlo se lo psicologo non smetterà di pensarci intensamente.. Hari di fatto da lì a breve comparirà nuovamente come per miracolo al cospetto di Kris. L'uomo questa volta non avrà più la forza e il coraggio di abbandonare Hari, convincendosi sempre più che il clone sia effettivamente sua moglie.. In questi interminabili istanti si concentra gran parte del significato della dottrina severa di Tarkovskij. La fantascienza qui si identifica maggiormente sulla grande metafora dell'amore. Sull'impossibilità di accettare il destino, il fatale accaduto che non può essere cambiato. Solaris in tutto ciò rappresenta la fittizia illusione o il drammaturgico rimedio, l'antidoto punitivo dove la sofferenza si alterna alla speranza, quella speranza che porta il nome di Hari. Hari, metamorfosi rigenerante che diventa desiderio imminente di rimediare al passato. Quel passato che forse non tornerà più. 

 

 Tarkovskij ci ha messo molto del suo come sempre, Solaris è infatti una creatura completamente figlia del regista, ovviamente importante per il cinema fantascientifico russo ma il leggittimo valore che viene spesso esaltato è stato fin troppo elevato a capolavoro indiscusso. Il film viene spesso paragonato come "la risposta russa al capolavoro di S. Kubrick "2001: odissea nello spazio", ma qui veniamo trasportati in territori totalmente diversi.. La fantascienza si tramuta in pretesto per raccontare le angosce interiori dell'anima. Un film che contrariamente alla icona "incontestabile" di Kubrick racconta l'amore cieco per il "perduto", ma anche la pazzia introdotta nell'anima da qualcosa di esterno, di sconosciuto al sapere scientifico. 

Un voto difficile da dare (almeno per me), perchè dovrei conoscere perfettamente gran parte della filmografia fantascientifica di spessore, e quindi spero di non essermi sbagliato troppo.. 

 

5-6/10

 

locandina

Solaris (1972): locandina

 

 

 

 

 

 

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