Regia di Yves Montmayeur vedi scheda film
Michael Haneke e il suo cinema: una lunga intervista con il regista austriaco ripercorre la sua carriera e ne analizza i punti focali. A corredare il tutto, sequenze tratte dai backstage di alcune sue pellicole (da 71 frammenti di una cronologia del caso, del 1994, fino al più recente Amour, del 2012) e interventi di alcuni degli attori che hanno lavorato con Haneke.
Un interessante documentario diretto da Yves Montmayeur, questo Michael H. - Professione regista, che si prende il non semplice incomodo di far parlare uno dei cineasti notoriamente più schivi e taciturni, vale a dire Michael Haneke, di sé stesso e delle sue opere. Come è prevedibile, ben poco sui contenuti dei suoi film uscirà dalla bocca del regista austriaco, eppure le indicazioni da lui fornite sulla natura – e sulla modailtà di lettura – delle sue pellicole non mancano, e sono ovviamente preziosissime. Haneke non intende parlare degli argomenti perché ritiene di rovinare al pubblico il piacere di fornire una propria interpretazione dei film in questione, ma si sofferma su alcuni dettagli nella stesura dei suoi copioni che valgono realmente la pena della visione dell'ora e mezza di questo documentario. La banalità del male, la violenza – anche e soprattutto domestica – nel nostro quotidiano, la disperata lotta contro l'inevitabile che coinvolge ogni essere umano fin nel suo profondo, il terrore della sofferenza... tutti punti cardine di una filmografia eccellente che può vantare titoli come La pianista, Il nastro bianco, Niente da nascondere e Funny games. A completare le parole di Haneke ci sono poi quelle di Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Juliette Binoche, Isabelle Huppert e altri suoi stretti collaboratori; Montmayeur risulta una voce più che qualificata ad affrontare questo lavoro anche grazie alla sua recente esperienza come regista del backstage di Amour (2012). 6,5/10.
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