Regia di Ron Fricke vedi scheda film
Letteralmente, «incessantemente in moto». Come i monaci tibetani che realizzano affreschi di sabbia finemente colorata con ipnotica lentezza. Come i pulcini che cascano dall’incubatrice con la leggerezza di caramelle e iniziano la stremante corsa della catena alimentare. Il tempo non si ferma, ma assume forme differenti in angoli opposti della Terra: Ron Fricke osserva la vita nelle sue declinazioni, dalla serenità che sposa l’uomo alla natura fino alla catena di montaggio che accelera i gesti svilendone i sensi. La contemporaneità guasta delle fabbriche - di cibo che perde sapore, di plastica che simula umanità - è verità inequivocabile ma controvertibile, rovesciata dalle testimonianze di convivenza sana e salvifica tra il centro e l’intorno: un inno allo scambio energizzante e necessario tra interno ed esterno, Samsara è un’esperienza che accarezza la meditazione e raggiunge a tratti l’immersione, trasportandoci in un viaggio multisensoriale che fa perno sulla vista e avvolge le immagini - incantevoli o raccapriccianti - in una musica che supera la dimensione del commento. Il film non scavalca il confine del manifesto: incantevole o raccapricciante, è un’accorta selezione di porzioni d’esistente. Restituite magnificamente ma programmaticamente, procedendo per giustezza e suoi contrari, per accumulo di scarti della nostra (in)civiltà e armoniosi dettagli di angoli remoti del pianeta. Uomini e robot guardano in macchina mostrando la medesima coscienza del proprio ruolo, spettatori anch’essi di una elegante opera-monito.
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