Regia di John Carney vedi scheda film
La gente vuol'essere consolata, illusa, pres'in giro? Bene, finché si reitereranno produzioni del genere, non correrà il rischio di non essere appagata. La legge della domanda e dell'offerta imperat. Opere artistiche? Macché. Piuttosto lavori confezionati ad arte. Come questo “Tutto può cambiare” (o meglio: “Ricominciare”), dove ogni elemento, dalle canzonette intonate dalla “smarronante” voce dei Maroon 5 alle furbesche sequenze da idillio nato e/o ritrovato, è finalizzato a proporre la semplicistica tesi già anticipata nel semplicistico titolo originale. Realizzabilità a parte, carina l'idea d'apprestare uno studio di registrazione on the road, ma veicolare il messaggio d'un presunto potere salvifico della musica, strumento di magiche imperiture unioni o addirittura di riconciliazioni intergenerazionali et intersessuali, è roba da far rivoltare nella tomba tutti i martiri del rock. Che ad alcuni sia data la possibilità d'un nuovo inizio non l'escludo; il film, però, omette capziosamente l'essenziale obliando la negletta generalità dei casi, ai quali, ahinoi, è preclusa tale chance. D'altronde, quando occorre sottacere gl'aspetti più indigesti della nuda realtà, il melenso sentimentalismo s'è sempre rivelato un'eccellente arma di distrazione di massa.
Chi desideri essere abbindolato da un John Carney qualunque, s'accomodi pure. Io passo.
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